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Visualizzazione dei post da 2025

Armida, eroina pagana

Maga splendida, capace di orchestrare con fredda e spietata lucidità tutte le arti della seduzione per raggiungere i propri fini: Armida, figura tutt’altro che marginale nella costruzione narrativa della  Gerusalemme liberata , domina al centro di un immaginario “pagano” che intimorisce e affascina allo stesso tempo, popolato da maghi, creature infernali, riti demoniaci, foreste stregate e giardini incantati che sciolgono i sensi e disperdono la ragione. Si dice che le donne descritte da Torquato Tasso  siano frutto della sua fantasia più che dell’esperienza di vita reale.  Tra queste, la figura di Armida  incarna tutto il fascino e la bellezza di un mondo pagano («Nacqui pagana», xvi, 45) che attrae e   al tempo stesso spaventa , e che dovrà essere sconfitto a beneficio di un “bene” più grande, la conquista della città santa.  Al termine della sua parabola, Armida, che «ama violentemente e sentimentalmente», come scrive Ugo Foscolo , da dominatrice fi...

Il tempo è un bambino che gioca. Storie orfiche nei frammenti di Eraclito

Uno stile denso e conciso, una prosa fitta di arcane risonanze ritmiche che rievoca il modello espressivo degli oracoli. Parole enigmatiche e ambigue caratterizzano gli scritti di Eraclito di Efeso (535-470 aev ca.), come li conosciamo attraverso un centinaio di frammenti rimasti. Discendente da una famiglia di rango regale, Eraclito scelse di trascorrere la vita in un austero isolamento, ritirandosi sui monti presso il tempio di Artemide. La sua filosofia, che privilegia un approccio mistico piuttosto che razionale, affonda nelle profondità di un’esperienza religiosa comune anche alla mitologia orfica, nell’infinito alternarsi di morti e rinascite. Tutto è uno Eraclito ritiene che gli uomini vedano il mondo sulla base di una visione personale, di uno stato d’animo o delle proprie condizioni di vita. La conoscenza di quello che ci circonda è pertanto relativa, limitata e quindi menzognera. Vediamo l’apparenza e non l’essenza delle cose , che risiede in una perpetua, discordante armonia...

Epitaffio per una sacerdotessa

Ha trascorso la vita al servizio delle divinità che garantiscono  la fecondità dei campi e degli uomini , per concludere felicemente i propri giorni tra le braccia dei suoi figli. La persona loquens di questo epigramma funerario di Callimaco è una sacerdotessa di cui non conosciamo il nome, votata ai culti misterici di Demetra, Cibele e i Cabiri, con incursioni nei riti orgiastici di Dioniso. Parliamo di: Grande madre , musica , danza ,  estasi Epigrammi funerari d’autore Gli epigrammi funerari, o epitimbi, erano destinati a essere incisi  sulle lapidi dei sepolcri  allo scopo di informare sulla vita del trapassato attraverso brevi fatti biografici — professioni, censo, relazioni, doti, esperienze. Ma avevano anche una funzione letteraria, e dal III secolo iniziano a essere firmati dagli autori più illustri. Le tombe spesso si trovavano fuori dall’abitato, lungo vie extraurbane. Quando capitava che un visitatore, un passante, si soffermasse presso una tomba e legges...

Sulla natura degli incubi

Illusori o veritieri, spesso difficili da interpretare, bizzarri, confusi. Sono diversi i generi di sogni riconosciuti nell’antichità: il sogno propriamente detto, la visione e l’oracolo, considerati forme di divinazione di eventi futuri o presenti. Di altro tipo sono le apparizioni, frutto di ansie e paure, talvolta spaventose, ma del tutto immaginarie. A quest’ultima categoria appartiene l’incubo, il più opprimente e morboso dei sogni. E tuttavia, l’incubo può essere foriero di buoni presagi, o manifestarsi nelle forme di un folletto in grado di svelare tesori nascosti. Il “viaggio nell’incubo” ci condurrà in territori inaspettati, dove, tra un’elegia di Tibullo e un’ode di Orazio, gli dei della notte saranno pronti a svelarsi. Sogno, visione, oracolo Per loro natura i sogni sono inesplicabili e portano messaggi difficili da interpretare, né ogni cosa si compie per i mortali. Due sono le porte dei sogni immateriali , una di corno e l’altra d’avorio ; e quelli che escono attravers...

È lecito entrare nelle arti magiche. Su un graffito nel Mitreo del Circo Massimo

Complesso architettonico unico e poco conosciuto, ricompreso nel “paesaggio sacro” del Foro Boario, il Mitreo del Circo Massimo è tra i più importanti monumenti mitraici di Roma antica. Scoperto negli scavi del 1931, il sito è stato in uso come Mitreo tra la metà del III e gli inizi del IV secolo e conserva molte raffigurazioni di simboli cultuali, tra le quali spicca un notevole rilievo marmoreo con Mithra in abito orientale che sgozza il toro cosmico all’interno di una grotta sotto la volta celeste. E inoltre decorazioni, dediche e iscrizioni, tra cui un enigmatico graffito che inneggia alla magia. Da deposito a luogo di culto Il Mitreo del Circo Massimo è un monumento pluristratificato. Il più antico nucleo di insediamento, situato al livello più basso, risale al IV-III secolo aev, sopra il quale si sono poi accumulati depositi votivi — tra gli elementi più antichi, alcuni sono databili all’VIII-VII aev — ed ex voto di età repubblicana, frutto di uno scarico ...

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