Passa ai contenuti principali

È lecito entrare nelle arti magiche. Su un graffito al Mitreo del Circo Massimo

Complesso architettonico unico e poco conosciuto, ricompreso nel “paesaggio sacro” del Foro Boario, il Mitreo del Circo Massimo è tra i più importanti monumenti mitraici di Roma antica. Scoperto negli scavi del 1931, il sito è stato in uso come Mitreo tra la metà del III e gli inizi del IV secolo e conserva molte raffigurazioni di simboli cultuali, tra le quali spicca un notevole rilievo marmoreo con Mithra in abito orientale che sgozza il toro cosmico all’interno di una grotta sotto la volta celeste. E inoltre decorazioni, dediche e iscrizioni, tra cui un enigmatico graffito che inneggia alla magia.

Il Mitreo del Circo Massimo è un monumento pluristratificato. Il più antico nucleo di insediamento, situato al livello più basso, risale al IV-III secolo aev, sopra il quale si sono poi accumulati depositi votivi — tra gli elementi più antichi, alcuni sono databili all’VIII-VII aev — ed ex voto di età repubblicana, frutto di uno scarico di materiale sacro defunzionalizzato, appartenente a un luogo dedicato a Ercole che doveva trovarsi in prossimità: l’Ara Maxima Herculis al Foro Boario.

La costruzione del complesso, invece, è databile al I secolo aev, utilizzato in questa fase, probabilmente, come magazzino o spazio di ricovero per animali. Alla fine del I secolo ev su queste strutture si imposta un lussuoso edificio pubblico, con gli ambienti sotterranei utilizzati come archivi di atti amministrativi. 

Il cambio di destinazione d’uso a Mitreo avviene in due momenti. Il primo è attestato da un atto di dedica, databile al pieno III secolo ev, che riporta il nome di colui che ha approntato il sacrarium di Sol Invictus Mithra, Publius Aelius Urbicus o Urbanus, e quello del sacerdos responsabile della comunità di culto, Aulus Sergius Eutychus. 

Il secondo momento corrisponde al mutare delle diverse funzioni assolte dagli ambienti sotterranei del Mitreo, con l’affermazione del cristianesimo e i profondi cambiamenti religiosi intervenuti in età tardoantica. Il graffito di cui parleremo risalirebbe a questa fase. 

Oltre alle consacrazioni, si rinvengono tracce di corresponsioni di doni, scioglimento di voti ed elenchi di affiliati, e inoltre rilievi con tauroctonia, fedeli allo schema noto (Mithra in abito orientale che sgozza il toro all’interno di una grotta sotto la volta celeste, con serpente e cane che bevono il sangue e lo scorpione che afferra i testicoli dell’animale) e alcuni crateri, vasi cultuali rinvenuti spesso in contesti mitraici.

Il rilievo mitraico del Circo Massimo nel suo contesto

Tra gli altri ritrovamenti degni di attenzione, interrato in una nicchia ricavata a lato di un grande arco che separava due ambienti, un recipiente di terracotta per l’acqua lustrale, al cui interno è stato rinvenuto il frammento di una piccola testa di serpente in marmo, rappresentato con la bocca serrata e gli occhi resi con due cerchi incisi.

La posizione di quel che resta del corpo suggerisce che il serpente fosse avvolto in spire, mentre la testa, con parte del collo, doveva essere fissata ad una scultura, probabilmente la petra genetrix, la pietra da cui si origina Mithra.

— Sulla tauroctonia, Mithra petrogenito e il serpente, leggi L’uovo cosmico e altre contaminazioni orfiche

Davanti all’arco di fondo, due basi rettangolari identificate come supporti delle statue di Sol e Luna, su una delle quali sporge un supporto triangolare. 

Anche in altri siti mitraici come Spoleto, Terme di Caracalla, Ostia e Heddernheim, in Germania, sono state rinvenute pietre e lastre a forma di triangolo, che richiama il simbolismo della triade insieme alla natura trinitaria di Mithra: il dio è il sole a mezzogiorno, il Sol Invictus, accanto a lui Sol e Luna oppure Cautes e Cautopates, i giovinetti celesti suoi fedeli compagni, simboli l’uno del sorgere, l’altro del tramontare del sole — il calore e la vita, il freddo e la morte. 

Una conferma della triplicità di Mithra ce la fornisce lo Pseudo Dionigi Aeropagita, quando afferma che (Epistole, 7.2, 19)

i Magi celebrano i memoriali [τὰ μνημόσυνα] del triplice Mithra [τριπλάσιος Мίϑρας].

Piccola testa di serpente in marmo rinvenuta nella nicchia di destra del Mitreo (Roma, depositi della Sovrintendenza Capitolina)

Azione rituale, un’iconografia ricca di significato, osservanza di un comportamento etico consono ai misteri e lo scambio di parole — discorsi, spiegazioni, insegnamenti, formule esoteriche. Sono gli strumenti attraverso cui gli iniziati apprendevano la comprensione dei simboli del culto di Mithra, entro i quali la parola scritta sembra rivestire una particolare rilevanza. 

— Sulla “specificità di Mithra” leggi anche Le religioni del mistero. Un’introduzione

Non fa eccezione il Mitreo del Circo Massimo, dove, tra un vario corredo di iscrizioni, è stato rinvenuto un graffito vergato sul muro di fondo dell’ultimo ambiente, davanti alla nicchia principale. La prima trascrizione reca:

Magicas
inbictas (?)
cede Degentio (?)
[–––]
5 [–––]

Difficile da decodificare, l’interpretazione di questa frase ha fatto molto discutere. A partire dall’uso del graffito che, rispetto ad altre forme di scrittura utilizzate nel Mitreo per esprimere in forma ufficiale i molteplici atti rituali, è peculiare e sembra rivestire un differente impatto comunicativo

Alcuni graffiti sono stati rinvenuti nel mithraeum del Forum Claudii Vallensium presso Martigny, scoperto nel 1993. Su uno strato di intonaco più tardo rispetto al resto del complesso, risalente al IV secolo, sono vergate in “corsivo romano recente” alcune frasi, che però rimangono del tutto illeggibili.

Anche la lettura del graffito romano è problematica, a causa della corrosione dell’intonaco e della difficoltà di decifrare la grafia utilizzata, di nuovo un corsivo, per di più impreciso e affrettato. 

Tutti gli esegeti concordano nel riconoscere il principale interesse dell’iscrizione nell’aggettivo iniziale, magicas — sottinteso artes.

Quello che crea divergenze, invece, è la comprensione del rimanente testo e la valenza da accordare al riferimento alla magia.

Graffito parietale con iscrizione magica nel Mitreo del Circo Massimo 

Così, mentre lo studioso finlandese Heikki Solin, nel volume collettaneo del 1979 curato da Ugo Bianchi, Mysteria Mithrae, traduce

Cedi le arti magiche invitte a Decenzio [...]

rimanendo comunque prudente nell’incertezza dell’interpretazione, nella stessa sede Margherita Guarducci propone una lettura diversa e allargata anche alle ultime due righe:

Magicas
inbiti fas
ey[et?] bene Gentio (?)
Aternius
5 Biro
È lecito entrare nelle arti magiche. Evviva Gentio, Aternius, Biro

Questa lettura, al di là dei dubbi, è oggi considerata la più plausibile, a maggior ragione dopo un recente intervento di restauro e pulizia della parete che ha reso più leggibile la scrittura. 

È curioso poi notare come i tre soggetti, così integrati, siano menzionati con il nome semplice anziché con il sistema dei tria nomina, come invece avviene per le gerarchie sacerdotali e altre figure quali patres devoti. Se non appartengono a queste categorie codificate e ben conosciute, i tre potrebbero allora essere stati i promotori di una pratica o di un insegnamento di cose magiche nel Mitreo.

Altra discontinuità rispetto al corredo di scritture presenti nello stesso sito è l’assenza di nomi divini, che invece sono espliciti, ad esempio, nei titoli marmorei: Sol Invictus Mithra, Deus Sol Invictus Mithra, Daeus Invictus

Ancora più misterioso l’uso del termine inbiti, forma desueta per “entrare”. L’ipotesi è che la formula sia stata tratta da un’autorevole norma sacra di età arcaica che ammetteva la liceità della magia:

magicas inbiti fas.

Il legame tra il culto di Mithra e la magia in età ellenistica trova corrispondenze in diversi contesti.

Oltre alla testimonianza dello Pseudo Dionigi, una iscrizione rupestre bilingue greco-aramaica del III secolo aev rinvenuta presso l’antica Rhodandos, in una gola del Tauro, contiene la menzione dei magi accanto a quella di Mithra. Conoscenza che potrebbe essere stata importata nell’Urbe con la venuta a Roma nel 172 a.C. di Mitridate, figlio del re di Cappadocia. 

E così il Mitreo di Dura Europos, in Siria, conserva graffiti greco-latini menzionanti il potente sacerdozio mazdeo (CMRM, 68): 

[...] πυρωτὸν ἇσθμα [respiro ardente] / τὸ καί μάγοις ἤ νίπτρον ὁσ(σ)ίων [consacrano i lavacri]

Dalla stessa sede, l’iscrizione in latino menzionante un [N]ama / Maximus / magus. 

Sempre nel Mitreo di Dura Europos, due figure sono dipinte ai lati dei pilastri della nicchia di culto, vestite in costume persiano e assise su un trono con schienali rialzati, le teste coronate da un’alta tiara curva. I due recano dei rotoli, che li identifica come maestri, e un bastone nero, il bastone magico d’ebano, attributo dei taumaturghi e dei maghi. 

Così, ad esempio, nella Vita Alexandri Magni (3), parlando dei «più saggi tra gli Egiziani», che trasmisero al mondo intero la profondità della dottrina sui poteri magici (tradiderunt universo mundo altitudinem doctrinae in magicis virtutibus), si dice che tenessero in mano una verga d’ebano con la quale evocavano i daemones attraverso le arti magiche:

tenens in manu virgam
[eb]eneam et per magicas artes vocabat daemones.

Le due figure nel santuario siriano potrebbero rappresentare lo stesso Zoroastro, riformatore dei mazdeismo e il primo a istituire i misteri di Mithra, come ricorda Porfirio (L’antro delle ninfe, 6):

Fu Zoroastro il primo a consacrare a Mithra, padre e artefice di tutte le cose, un antro naturale situato vicino ai monti della Persia, ricco di fiori e fonti.

L’altra figura, invece, potrebbe rappresentare Ostane, il più famoso dei discepoli di Zoroastro: due patres patrum, illustri membri della comunità dei μάγοι che probabilmente avevano contribuito alla costruzione del santuario.

Accertato il legame tra mitraismo e magia, attorno all’iscrizione parietale del Circo Massimo rimangono aperti numerosi quesiti, che rendono ancora più “misterioso” il culto del dio di origine indoiranica a Roma: l’identità e il ruolo dei personaggi nominati, l’assenza di nomi divini e il ricorso alla forma del graffito. Un enigma che testimonia ancora una volta la natura sincretica del culto di Mithra, entro il quale si intrecciano influenze astrologiche, orfiche, caldee e magiche.

CMRM = Corpus Inscriptionum Et Monumentorum Religionis Mithriacae.

In copertina: bassorilievo del dio tauroctono con dedica. Info e immagini tratte da F. Fontana, E. Murgia (a cura di), Il Mitreo del Circo Massimo. Studio preliminare di un monumento inedito tra archeologia, conservazione e fruizione, Edizioni Università di Trieste, Trieste 2022; Mitreo del Circo Massimo (Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali). Cfr. anche Y. Dubois, Les obscurs graffitis pariétaux du mithraeum de Martigny, Actes du premier colloque Ductus (19-20 juin 2008, Université de Lausanne), 2012; F. Cumont, The Dura Mithraeum, 1947 (1975); Porfirio, L’antro delle ninfe, a cura di L. Simonini, Adelphi, Milano 2006.

Articoli correlati

Esplora

Ultimi articoli