Nonostante nei libri ebraici canonici si sia tentato di eliminare ogni traccia di politeismo, e tutti i documenti sacri prebiblici siano andati distrutti o perduti, la Bibbia conserva importanti tracce di antichi dei e dee sotto le sembianze di uomini e donne o esseri extraumani, angeli, mostri o demoni: Samael, ad esempio, altro non sarebbe che il dio di Samal, piccolo regno hittita-aramaico. Nel mito ebraico, invece, acquisisce il titolo di “Satana” (nemico) e “grande accusatore” insieme a “Lucifero figlio dell’alba”. Anche la figura di Eva, la “madre di tutti i viventi” (Genesi III, 20, sebbene l’etimologia resti incerta), risalirebbe in realtà alla dea Heba, moglie del dio-tempesta hittita raffigurata a cavallo di un leone, che in Grecia diventa Ebe compagna di Eracle.

La ricchezza di culture e religioni, bandita nei testi ufficiali per riconoscere un unico, onnipotente dio, rientra con prepotenza nella cultura ebraica nella sterminata letteratura postbiblica dei Midrashim (plur. di Midrash), raccolte di commenti, aneddoti e interpretazioni della legge mosaica, incluso molto materiale mitico.
Salvo nei Midrashim, che ne parlano a proposito della sua promiscuità sessuale, e nella letteratura mistica dove acquisisce le caratteristiche della regina del male, la figura di Lilith viene espulsa dalle Scritture, se si esclude un cenno in Isaia (XXXIV, 14-15), che descrive le desolate rovine del deserto edomita dove ogni sorta di creatura mostruosa le tiene compagnia:
Gatti selvatici si incontreranno con iene,
i satiri si chiameranno l’un l’altro;
vi faranno sosta anche le civette
e vi troveranno tranquilla dimora.
Vi si anniderà il serpente, vi deporrà le uova,
le farà dischiudere e raccoglierà i piccoli alla sua ombra;
vi si raduneranno anche gli sparvieri,
l’uno in cerca dell’altro.
Spirito del vento
I riferimenti ebraici a Lilith sono piuttosto confusi e divergenti, per via di un intrecciarsi di concetti giudaici arcaici con tradizioni sacerdotali più recenti. La stessa creazione di Eva da una costola è un mitema di difficile interpretazione, in quanto non ha paralleli in nessuna mitologia del Mediterraneo o del Vicino e Medio Oriente.
La versione più antica del mito di Lilith ne fa una adoratrice di Anat, divinità cananea che consentiva promiscuità prematrimoniali e contro la quale i profeti più volte si sono scagliati, ammonendo le donne israelite a non seguirne gli usi.
La derivazione è assiro-babilonese: lilitu, demone femmina o spirito del vento che nel secondo millennio diventa Lillake, come compare su una tavoletta sumera di Ur recante la storia di Gilgamesh e il salice. Qui è una demonessa che abitava nel tronco di un salice che sorgeva sulla riva dell’Eufrate, di cui aveva cura la dea Inanna (Anath).
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Franz Von Stuck, Adamo ed Eva. Img precedente: Id., Il peccato (The Sin), 1893. Via Wiki commons |
Anch’io sono fatta di polvere
Dunque Lilith, la donna creata dopo che Adamo ebbe a lamentarsi con Dio della sua solitudine, generò con il suo sposo innumerevoli demoni tra cui Asmodeo. Ma i due non ebbero mai pace insieme: quando Adamo voleva giacere con lei, Lilith si offendeva per la posizione impostale sotto di lui, rivendicando la sua parità. E quando Adamo volle farsi ubbidire con la violenza, lei mormorò il sacro nome di Dio tra le labbra, spiccò il volo e lo abbandonò.
Per riportarla indietro, su ordine di Yahwe, volarono da lei tre angeli, Senoy, Sansenoy e Semangelof. La trovarono sulle sponde del Mar Rosso in compagnia di lascivi demoni, con i quali concepiva innumerevoli lilim ogni giorno.
La fuga di Lilith presso il mar Rosso ricorda l’antica credenza ebraica per cui l’acqua attrae i demoni: anche Asmodeo, insieme ad altri «tortuosi e ribelli demoni», oltrepassò il mare per rifugiarsi nella parte più lontana dell’Egitto, dopo aver strangolato il primo marito di Sarah.
Nel mondo antico ricorrono altri riferimenti alla “posizione” assunta dalla donna nell’atto sessuale: quella della “missionaria”, che le ragazze melanesiane, racconta Malinowski, deridevano per la passività e l’acquiescenza, pare fosse rifiutata anche dalle streghe di Ecate, come sappiamo da Apuleio, mentre la donna è talvolta raffigurata “sopra” in antiche rappresentazioni sumeriche di atti sessuali.
Così hanno popolato l’immaginario mitico antico le Lamie figlie di Ecate, che seducono gli uomini nel sonno succhiandone il sangue e cibandosi delle loro carni, dette Empuse (“che si introducono per forza”) o Mormolyceia (“incubi orrendi”).
— Leggi Dominae nocturnae
Nei complessi ed elaborati trattati mistici medievali della tradizione ebraica, l’atto sessuale diventa un vero e proprio gesto sacro se consumato all’interno di una unione legittima, cioè nel matrimonio, mentre i protagonisti umani si trasfigurano nei simboli di Israele e di Dio, suo sposo celeste.
Il rifiuto di Lilith a sottostare all’unione cui era destinata ne fa quindi la peccatrice per eccellenza, la concubina che minaccia l’unione coniugale e con esso l’intero equilibrio degli influssi cosmici, e simboleggia le nazioni avverse al popolo di Israele.
Madre è l’altro nome di Dio
Lilith non volle tornare indietro, come le avevano intimato i tre angeli. A nulla valsero le minacce di morte poiché lei era già immortale.
A lei, inoltre, Dio aveva affidato i bambini e le bambine degli uomini fino al rito di passaggio previsto l’ottavo giorno di vita per i primi, a vent’anni per le seconde. Un arco di tempo entro il quale i bambini, non ancora sotto la protezione di Lilith, correvano il rischio di imbattersi nel suo ambiguo potere e da questo dovevano essere schermati, con amuleti e formule diffusissime in molte comunità ebraiche.
Diversi erano i riti di protezione per bambini, soprattutto neonati maschi, nei quali ricorrono il nome di Lilith e la sua vicenda mitica, con il nome dei tre angeli vergati sulla soglia e un cerchio tracciato col carbone sul muro della stanza del parto. Ma se il bimbo ride nel sonno, è segno che Lilith è riuscita ad avvicinarsi, nonostante le precauzioni, facendogli una carezza.
Alcuni affermano che Lilith regnò come regina Sheba (Saba) e a Zmargad ovvero smaragdos, la preziosa acquamarina, che giustifica la sua dimora in fondo al mare e richiama il daimon Smaragos nominato in un epigramma omerico.
Il destino di Lilith fu in ogni caso molto diverso da quello del primo compagno, Adamo, con il quale non condivise la caduta, essendosi separata da lui molto tempo prima.
Suo nuovo compagno di eternità fu il demone Samael: nel trattato mistico Zohar – Sefer ha-zohar, l’enigmatico Libro dello splendore scritto probabilmente nella Spagna del XIII secolo – Samael è il principe dei diavoli che cavalca con Lilith in spirali di tenebra, talvolta nelle sembianze di un cammello, talvolta di un serpente, simbolo al tempo stesso di tentazione e, astralmente, dell’eclissi della luce. Spira dopo spira, dall’amplesso infernale il fumo della malvagità si diffonde in tutto il mondo (Zohar II, 242b-244b).
In un altro brano (III, 281b) si narra di come Lilith sia nata nel periodo di oscuramento della luna, quando lo splendore dell’astro non stempera il buio della notte:
La luna fu creata il quarto giorno, e durante la sua mancanza, che equivale alla povertà, fu creata Lilith.
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