Questo inno (frammento 21 a dell’edizione Kern), dove Zeus viene identificato con un Essere diffuso e operante in tutte le cose, è anteriore con ogni probabilità al IV sec. aev, in quanto riportato in un corpus di opere di Aristotele; anzi doveva essere ritenuto antico già a quel tempo, se Platone ( Leggi IV 715 ) lo definisce παλαιὸς λόγος (lo scoliaste ne riporta i vv. 2-3): «Uomini, il dio, come recita anche l’antica tradizione, avendo in sé il principio, la fine, e il mezzo di tutte le cose che sono, compie perfettamente, secondo la sua natura, un moto circolare». Lo stile risente della liturgia orientale (lo indica la ripetizione del nome) e non ha nulla in comune con gli inni arcaici di Esiodo e Omero, dove vengono descritte la nascita e le peculiarità del dio. Qui, invece, sono riportati i suoi attributi, secondo formule misteriche ben attestate. Il metro è in esametri dattilici, la lingua è il dialetto ionico letterario attenuato nella κοινή attica. Ζεὺς πρῶτος γένετο, Ζεὺς...