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Visualizzazione dei post da giugno, 2023

Invocazione e Versi a Proserpina, due liriche post ermetiche

Scendi anche tu, rimani prigioniera / nella sfera angosciosa di Parmenide / immota sotto gli occhi della moira, / nel recinto di febbre dove il nascere / è spento e del perire non è traccia.  Nel 1952 Mario Luzi (1914-2005) pubblica Primizie del deserto , una raccolta dove, dopo la devastante esperienza della guerra, si percepisce «la presenza di una vaga figura femminile, fuggevole e casuale che riaccende il desiderio, la speranza, l’amore (quindi la vita), e ridà senso al tempo»  A invadere la lirica del poeta fiorentino è «l’alterna presenza di una immagine, figura muliebre dalla vocazione ctonia », una vaga forma umana «che si aggira per i bui sentieri dell’Ade, un viso di donna “già assente che spazia /sul vetro della sera” [Mario Luzi, Esitavano a Eleusi i bei cipressi ], un personaggio al quale, in un gesto di resa, sfuggono di mano i fiori raccolti e che in un simbolico atto di riparazione continua a reciderne anche nell'Oltretomba»  P. Baioni,  “Dopo l’atte...

Manifesto politeista

Il politeismo è «la miracolosa arte e forza di creare dei», la sola via d’uscita dalla cosiddetta “morale” basata su una verità unica e ultima, una serie di leggi e usanze vincolanti cui si sente l’obbligo di doversi adeguare. Questo bisogno di adattamento guida il «gregge umano» secondo un mero principio di utilità e interesse, ed è di fatto contrario all’impulso dell’individuo ad avere e perseguire liberamente un ideale proprio. Politeismo e libertà Nel politeismo – Nietzsche nella Gaia scienza si riferisce in particolare al politeismo presocratico – la presenza di un dio non costituisce di per sé la negazione blasfema di un altro, contrariamente al monoteismo (il «peggior pericolo che abbia finora corso l’umanità») dove, accanto a un dio unico, esistono soltanto divinità false e bugiarde. Così come questa libertà viene attribuita agli dei, l’uomo politeista, al di sopra e al di fuori di sé, «in un lontano oltremondo», può obbedire senza conflitti a una pluralità di norme , perché ...

Figlia del Sole su sfondo di tenebra

Un’incantatrice “ai margini” del mondo e della ragione. Circe  dea, Circe maga, Circe donna; queste condizioni si sommano senza escludersi, tratteggiando un profilo di personalità femminile della quale, dalle lontane distanze omeriche, ancora sorprendono la forza, la ricchezza e la dignità.  Figlia primogenita del Sole e di una dea sconosciuta , contraddittoria, una seduttrice che utilizza i filtri non come strumento d’amore, ma di potenza: «vi è qui attorno a Circe un incantesimo malvagio», ma come è possibile che una tale crudele ingannatrice appartenga alla stirpe solare? Eppure Helios, a livello mitico, non ha una connotazione astronomica: non ha la funzione propria di illuminare ma, piuttosto, di delimitare il mondo degli uomini, essendone il centro, e ha attorno a sé il buio. Due figlie del Sole custodiscono nell’ Odissea gli armenti di Helios: Phaethusa, forma femminile di Phaethon (quel Fetonte che Esiodo conosce come custode del tempio di Afrodite), e Lampet...

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