Scendi anche tu, rimani prigioniera / nella sfera angosciosa di Parmenide / immota sotto gli occhi della moira, / nel recinto di febbre dove il nascere / è spento e del perire non è traccia. Nel 1952 Mario Luzi (1914-2005) pubblica Primizie del deserto , una raccolta dove, dopo la devastante esperienza della guerra, si percepisce «la presenza di una vaga figura femminile, fuggevole e casuale che riaccende il desiderio, la speranza, l’amore (quindi la vita), e ridà senso al tempo» A invadere la lirica del poeta fiorentino è «l’alterna presenza di una immagine, figura muliebre dalla vocazione ctonia », una vaga forma umana «che si aggira per i bui sentieri dell’Ade, un viso di donna “già assente che spazia /sul vetro della sera” [Mario Luzi, Esitavano a Eleusi i bei cipressi ], un personaggio al quale, in un gesto di resa, sfuggono di mano i fiori raccolti e che in un simbolico atto di riparazione continua a reciderne anche nell'Oltretomba» P. Baioni, “Dopo l’atte...