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Visualizzazione dei post da 2021

Tradizione funeraria romana

Nel mondo romano la morte era vista come una frattura. Una famiglia appena colpita da un lutto era portatrice di una “contaminazione” che poteva essere sanata solo attraverso  un rituale purificatorio , rappresentato dal funerale ( funus ). Per questo motivo, particolare cura era dedicata al rito funebre e al culto dei defunti, ritenuto un dovere molto solenne: in mancanza degli adeguati riti, il defunto si sarebbe ritrovato a vagare sulla terra, senza poter essere accolto nell’aldilà. Dalla preparazione del cadavere alla sepoltura del corpo o delle ceneri, questi riti erano scrupolosamente seguiti in ogni loro fase.  Spazi e riti funebri / Cremazione o inumazione / Il banchetto funebre / Repertorio funerario / La morte e il lusso I  rituali funebri  iniziavano ancor prima della morte. A trattenere l’ultimo respiro del morente era un parente prossimo, che lo assisteva fino al momento del trapasso per poi chiudere gli occhi. Seguiva la conclamatio , un grido ...

La dea e il guerriero

Dal santuario della Vignaccia, presso Caere, provengono circa 800 oggetti in terracotta, ma si stima che il ritrovamento originario dovesse contarne almeno 6.000. I ritrovamenti sono databili al IV secolo a.C., ma il sito era attivo  sin dalla seconda metà del VII secolo, frequentato  da fedeli che andavano a recare offerte e suppliche alle divinità. L’intero contenuto del deposito, o quel che ne rimaneva, fu acquistato nel 1902 dalla magnate statunitense Phoebe A. Hearst per il Museum of Anthropology dell’Università di Berkeley in California. Di questi oggetti fanno parte ex voto raffiguranti parti anatomiche e alcune statuette votive che ritraggono figure maschili, apparentemente guerrieri, e tre divinità femminili. Il “campo religioso” dell’Italia centrale, nel periodo cui si fa riferimento, è compreso nei territori di Etruria, Umbria e Roma, sebbene con notevoli differenze tra loro, ma  non è facile individuare le divinità  attraverso i loro attr...

Il Libro del respirare, un rituale di vivificazione

Alto poco meno di 31 centimetri e largo circa 22, discretamente conservato, color nocciola, fibra consistente, scrittura minuta ma non troppo accurata, di un inchiostro nero intenso e omogeneo. Il papiro demotico n. 766 conservato al Museo egizio di Torino è dedicato alla memoria di un certo Patermuthis, del quale non si chiarisce la qualifica o la carica, ma solo il nome della madre. Si compone di un recto e un verso : il recto è occupato da due pagine di testo (colonne A e B), il verso presenta solo due linee – quella a destra reca il titolo, quella a sinistra, parzialmente conservata, il nome dello scriba (Pachientaui). Il Libro della respirazione (o del respirare ,  Shāit en sensen ) è stato pubblicato per la prima volta dall’egittologo Heinrich Brugsch nel 1851. Il papiro funerario, che ripropone idee e credenze più antiche tratte dal Libro dei Morti , era molto popolare nel periodo tolemaico e greco-romano. L’associazione con Ptah-Sokaris, la menzione delle caverne, la fo...

Prodromi di Ecate

Ecate è una delle più enigmatiche divinità del mondo greco e, poi, romano. Benevola benefattrice o regina oscura degli spiriti inquieti, è difficile stabilire, in origine, a quale specifica sfera d’azione soprintendesse. Per Esiodo, che nella Teogonia parla di lei con l’ardore di un apostolo dedicandole quaranta versi appassionati, è una divinità che, a differenza del più distante Zeus, è vicina alla gente comune e la aiuta. Di provenienza nordasiatica, con forti legami con Apollo e Artemide, la sua grande diffusione potrebbe derivare da un antico attributo di patrona della magia e della stregoneria e protettrice di chi la pratica, aspetto che sarà consolidato in epoca classica ed ellenistica quando assume per eccellenza il ruolo di signora notturna degli spiriti e dei morti . Eco di rituali notturni   La dea tremenda l’udì e dai recessi profondi venne a ricevere l’offerta. Il capo era cinto di spaventosi serpenti, intrecciati con rami di quercia: lampeggiava l’immenso bagli...

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