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Il tempo è un bambino che gioca. Storie orfiche nei frammenti di Eraclito

Uno stile denso e conciso, una prosa fitta di arcane risonanze ritmiche che rievoca il modello espressivo degli oracoli. Parole enigmatiche e ambigue caratterizzano gli scritti di Eraclito di Efeso (535-470 aev ca.), come li conosciamo attraverso un centinaio di frammenti rimasti. Discendente da una famiglia di rango regale, Eraclito scelse di trascorrere la vita in un austero isolamento, ritirandosi sui monti presso il tempio di Artemide. La sua filosofia, che privilegia un approccio mistico piuttosto che razionale, affonda nelle profondità di un’esperienza religiosa comune anche alla mitologia orfica, nell’infinito alternarsi di morti e rinascite. Tutto è uno Eraclito ritiene che gli uomini vedano il mondo sulla base di una visione personale, di uno stato d’animo o delle proprie condizioni di vita. La conoscenza di quello che ci circonda è pertanto relativa, limitata e quindi menzognera. Vediamo l’apparenza e non l’essenza delle cose , che risiede in una perpetua, discordante armonia...

Epitaffio per una sacerdotessa

Ha trascorso la vita al servizio delle divinità che garantiscono  la fecondità dei campi e degli uomini , per concludere felicemente i propri giorni tra le braccia dei suoi figli. La persona loquens di questo epigramma funerario di Callimaco è una sacerdotessa di cui non conosciamo il nome, votata ai culti misterici di Demetra, Cibele e i Cabiri, con incursioni nei riti orgiastici di Dioniso. Parliamo di: Grande madre , musica , danza ,  estasi Epigrammi funerari d’autore Gli epigrammi funerari, o epitimbi, erano destinati a essere incisi  sulle lapidi dei sepolcri  allo scopo di informare sulla vita del trapassato attraverso brevi fatti biografici — professioni, censo, relazioni, doti, esperienze. Ma avevano anche una funzione letteraria, e dal III secolo iniziano a essere firmati dagli autori più illustri. I versi scolpiti su pietra  si animano  quando il visitatore, un passante, si sofferma presso la tomba, che spesso si trovava fuori dall’abitato, lung...

Sulla natura degli incubi

Illusori o veritieri, spesso difficili da interpretare, bizzarri, confusi. Sono diversi i generi di sogni riconosciuti nell’antichità: il sogno propriamente detto, la visione e l’oracolo, considerati forme di divinazione di eventi futuri o presenti. Di altro tipo sono le apparizioni, frutto di ansie e paure, talvolta spaventose, ma del tutto immaginarie. A quest’ultima categoria appartiene l’incubo, il più opprimente e morboso dei sogni. E tuttavia, l’incubo può essere foriero di buoni presagi, o manifestarsi nelle forme di un folletto in grado di svelare tesori nascosti. Il “viaggio nell’incubo” ci condurrà in territori inaspettati, dove, tra un’elegia di Tibullo e un’ode di Orazio, gli dei della notte saranno pronti a svelarsi. Sogno, visione, oracolo Per loro natura i sogni sono inesplicabili e portano messaggi difficili da interpretare, né ogni cosa si compie per i mortali. Due sono le porte dei sogni immateriali , una di corno e l’altra d’avorio ; e quelli che escono attravers...

È lecito entrare nelle arti magiche. Su un graffito nel Mitreo del Circo Massimo

Complesso architettonico unico e poco conosciuto, ricompreso nel “paesaggio sacro” del Foro Boario, il Mitreo del Circo Massimo è tra i più importanti monumenti mitraici di Roma antica. Scoperto negli scavi del 1931, il sito è stato in uso come Mitreo tra la metà del III e gli inizi del IV secolo e conserva molte raffigurazioni di simboli cultuali, tra le quali spicca un notevole rilievo marmoreo con Mithra in abito orientale che sgozza il toro cosmico all’interno di una grotta sotto la volta celeste. E inoltre decorazioni, dediche e iscrizioni, tra cui un enigmatico graffito che inneggia alla magia. Da deposito a luogo di culto Il Mitreo del Circo Massimo è un monumento pluristratificato. Il più antico nucleo di insediamento, situato al livello più basso, risale al IV-III secolo aev, sopra il quale si sono poi accumulati depositi votivi — tra gli elementi più antichi, alcuni sono databili all’VIII-VII aev — ed ex voto di età repubblicana, frutto di uno scarico ...

Platone e la magia

Sullo scorcio del secolo d’oro, all’indomani della guerra nel Peloponneso, la cultura greca inizia a non riconoscersi più nell’unità olimpica d’epoca arcaica. A partire dal V secolo, l’interesse si sposta  verso un progressivo intimismo , la religione diviene fatto privato, si frammenta in una miriade di culti di provenienza greca, romana, indoiranica, egizia, fenicia cui in parte contribuisce la sofistica con il suo ripensamento dei comportamenti etici e civili. Contro questa prospettiva si pone Platone che, pur non negando la possibilità degli effetti della magia, si oppone a chi compie riti sacri al di fuori di quelli concessi dalla legge,  condannando la magia cerimoniale  come contraffazione delle istituzioni religiose dello stato, che invece hanno un carattere pubblico. Nulla vieterà, poi, a quella sorta di trasformazione spirituale, che Platone stesso chiama homoiosis theô , il rendersi simile al divino, di assumere nel tardo neoplaton...

Dominae nocturnae

Mormo, Gello, Carco, Empusa. Sono figure terrificanti appartenenti al genere delle Lamie, spesso evocate assieme ad altre entità femminili oscure quali Gorgo, Acco, Alfitò e Mormolice, protagoniste dei racconti con cui le nutrici erano solite spaventare i bambini. Ma prima di entrare nella tradizione fiabesca greca, e assumere contorni sempre più mostruosi e ripugnanti, la loro origine va ricercata lontano nel tempo, nel mito delle donne serpente e nella demonologia semitica. Discendenza divina Lamia era, almeno in origine, un nome proprio. Di lei si dice fosse  figlia di Poseidone  ( θυγατέρα τῆς Ποσειδῶνος ), la prima donna a cantare gli oracoli . E che la prima Sibilla giunta a Delfi dall’Elicona, dove era stata allevata dalle Muse, fosse sua figlia (Plutarco, De Pythiae oraculis , 9).  Nelle favole e nelle leggende, la figura di Lamia si confonde con altre entità femminili oscure cui spesso si ricorreva per spaventare i bambini: Acco , Alfitò , Gorgo , o G...

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