Uno stile denso e conciso, una prosa fitta di arcane risonanze ritmiche che rievoca il modello espressivo degli oracoli. Parole enigmatiche e ambigue caratterizzano gli scritti di Eraclito di Efeso (535-470 aev ca.), come li conosciamo attraverso un centinaio di frammenti rimasti. Discendente da una famiglia di rango regale, Eraclito scelse di trascorrere la vita in un austero isolamento, ritirandosi sui monti presso il tempio di Artemide. La sua filosofia, che privilegia un approccio mistico piuttosto che razionale, affonda nelle profondità di un’esperienza religiosa comune anche alla mitologia orfica, nell’infinito alternarsi di morti e rinascite. Tutto è uno Eraclito ritiene che gli uomini vedano il mondo sulla base di una visione personale, di uno stato d’animo o delle proprie condizioni di vita. La conoscenza di quello che ci circonda è pertanto relativa, limitata e quindi menzognera. Vediamo l’apparenza e non l’essenza delle cose , che risiede in una perpetua, discordante armonia...