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Il ritorno degli dei. Bronzi e marmi dal santuario di San Casciano dei Bagni

Dal 23 giugno al 25 luglio 2023, e dal 2 settembre fino al 29 ottobre, presso il Palazzo del Quirinale a Roma, è stata ospitata la mostra “Gli Dei ritornano”, che ha presentato al pubblico i bronzi (24 in tutto, alcuni ancora in fase di restauro) rinvenuti nella campagna di scavi del 2022 presso il santuario etrusco-romano di San Casciano dei Bagni, nel territorio di Chiusi in Toscana. Il prezioso  ritrovamento è stato premiato con l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, il riconoscimento mondiale per l’archeologia per la prima volta assegnato all’Italia.

Orante femminile, II sec. aev, proveniente dal Bagno Grande (foto dal catalogo della mostra)

(Il premio è consegnato nell’ambito della XXV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, Paestum, 2-5 novembre 2023.)

Una spirale di spazio e di tempo

Il territorio di San Casciano dei Bagni, nell’attuale provincia di Siena, si trova lungo la via che dall’antica città-stato etrusca di Chiusi si dirigeva verso il mare e la città di Vulci. 

In questa valle si succedono oltre quaranta sorgenti d’acqua calda, la più ricca delle quali, con una portata di 25 litri d’acqua al secondo a una temperatura di 41,5 gradi centigradi, è denominata Bagno Grande

Le strutture attuali del Bagno Grande sono frutto di rimaneggiamenti di epoche diverse. Nel 1575, a seguito di un terremoto, furono costruiti a opera dei Medici una piscina termale e un portico sulle rovine del santuario. Nel 1585 furono rinvenuti presso il Bagno Grande due altari, uno dedicato ad Apollo e l’altro a Esculapio e Igea (sulla figura del dio guaritore Asclepio a Roma leggi: Esculapio romano, questioni generali).

Un miglio più a sud, presso la sorgente detta della Doccia della Testa, fu rinvenuta sempre nel Cinquecento una copia in marmo dell’Afrodite di Doidalsas (Afrodite accovacciata), raffigurata nella tipica posa delle donne greche al bagno mentre si detergevano all’interno di piccole vasche.

Nel Settecento è attestata la presenza di un loggiato e di tre stanze per fare le terme, ma questi ambienti risultano abbandonati già nell’Ottocento, quando i vasconi venivano utilizzati soltanto come lavatoi o per la cura del bestiame.

La statua in marmo di Afrodite accovacciata in mostra al Palazzo del Quirinale (foto mia)

Non solo bronzi

I marmi emersi dagli scavi del santuario non avevano solo uno scopo ornamentale, ma anche una funzione di primo piano nel complesso di riti, offerte e invocazioni per la guarigione

È il caso ad esempio di una statuetta, rinvenuta ai piedi di un capitello nella parte ovest dell’edificio e databile al II secolo ev, raffigurante Igea, dea della salute figlia di Asclepio/Esculapio, figlio a sua volta di Apollo. 

La statua indossa una tunica greca (il chitone) ed è raffigurata con un serpente intorno al braccio, al quale dà da bere da una pàtera (piccola scodella schiacciata) sorretta dalla perduta mano sinistra.

Dall’ultima campagna di scavi, conclusa a ottobre 2023, è inoltre emersa una monumentale statua in marmo di  un giovane Apollo sauroctono (uccisore di lucertola), copia di un originale greco attribuito a Prassitele, ora affidata alle cure per il restauro (notizia ANSA). 

Statua di Igea rinvenuta nel santuario, esposta nella sala del Municipio di San Casciano (foto mia)

Il santuario ritrovato

All’interno del sito, nel 2004 è stato scoperto un deposito votivo con offerte in solo bronzo risalenti al V sec. aev-III sec. ev e alcune iscrizioni in etrusco e latino che testimoniano, per questa piccola comunità periferica, il lento processo di romanizzazione. Il territorio di Chiusi, che ricevette la cittadinanza romana nell’89 aev, non fu teatro di violenti scontri militari e l’incontro con Roma fu graduale. 

Gli scavi nell’area del santuario, adiacente ai “vasconi” del Bagno Grande proprio a ridosso della sorgente, sono stati intrapresi a partire dal 2019 dall’Amministrazione comunale di San Casciano e hanno messo in luce un grande complesso santuariale di epoca romana: un edificio quadrangolare con al centro una grande vasca di forma allungata realizzata in travertino, così come le architetture monumentali del portico che la circondava, con colonne di ordine tuscanico che ornavano l’edificio e il propileo dell’ingresso. Le strutture romane si innestavano a loro volta su altre preesistenti, di epoca etrusca.

Dalla vasca sacra, al di sopra del sigillo di tegole e del “fulmine sepolto” (vedi sotto), sono emersi diversi materiali, deposti nel corso dei secoli: altari con iscrizioni, decine di bronzi votivi e un ingente tesoro monetale di epoca romana (oltre 5mila monete), perfettamente conservato. 

L’edificio venne ordinatamente dismesso all’inizio del V secolo, in concomitanza con l’affermarsi del cristianesimo e in seguito a un cedimento strutturale. Le indagini hanno inoltre dimostrato come buona parte del santuario si estenda ancora intatta al di sotto dei vasconi attuali. 

Il regime delle offerte comprendeva figure di offerenti e devoti, alcuni piccoli animali (come una lucertola) ed ex voto anatomici: gambe, braccia, piedi, orecchie, seni, uteri, peni, maschere e volti che testimoniano il complesso sistema di preghiere alle divinità guaritrici e, allo stesso tempo, le cure mediche che avvenivano presso il santuario.

Maschere votive in bronzo (foto mia)

È sbagliato coprire i fulmini sepolti

Fulgur conditum nefas est integi... (Festo, De Verborum Significatione, 450 L). 

Arriviamo così alle ultime scoperte. Tra il 2020 e il 2022 presso il Bagno Grande è emersa parte del santuario etrusco e romano eretto attorno a una vasca costruita in blocchi di travertino, profonda oltre quattro metri. 

La vasca esisteva già in età etrusca e poi ristrutturata e ingrandita durante il regno dell’imperatore Tiberio, nel I secolo ev, e accolse offerte votive fino al VI secolo. Le statue più antiche sono datate a partire dal III secolo aev, rinvenute a oltre tre metri di profondità sotto un compatto strato di tegole. 

Gli unici reperti che provengono dallo strato di tegole sono un fulmine in bronzo e una freccia in selce che potrebbero rappresentare il rito del fulmine sepolto (fulgur conditum): secondo l’arte etrusca di interpretare i fulmini (ars fulguratoria), descritta nei cosiddetti Libri fulgurales, ciò che all’interno di un tempio o di un luogo sacro veniva colpito da un fulmine doveva essere sepolto. Il luogo del seppellimento (in questo caso la vasca stessa) era chiamato bidental, nome nel quale si è voluto riconoscere l’immagine di un fulmine-arpione analogo al tridente greco.

Gli Etruschi suddividevano il cielo in sedici regioni, risultato di due bipartizioni successive della divisione romana in quattro regioni (Plinio, Naturalis historia, 2, 143; Cicerone, De divinatione, 2, 42). Otto regioni sono situate a est della linea nord-sud, e otto a ovest. Le prime, chiamate sinistrae, sono considerate favorevoli, le seconde, dette dextrae, sono considerate sfavorevoli, e le une e le altre tanto più favorevoli o sfavorevoli quanto più si trovano vicino al nord, ritenuto essere la sede degli dei.

Il “valore” di un fulmine è determinato sia dalla porzione di cielo da cui esso proviene, sia da quello in cui ha fine, sia, infine, dalla porzione di cielo dove il fulmine “rimbalza”, poiché gli Etruschi attribuivano ai fulmini tale proprietà. 

A differenza dei Romani, per i quali solo Giove e Summano (quest’ultimo durante la notte) possono lanciare lampi e fulmini, gli Etruschi riconoscevano questo privilegio a nove dei identificati con il termine manubiae (trascritto forse direttamente dall’etrusco) che nel linguaggio augurale significa proprio il fulmine (ad es. Servio, Commentario all’Eneide, 11, 259, 10-11: manubiae [...] id est fulmina). 

Oltre a Giove, sono note cinque delle altre otto divinità in grado di lanciare fulmini, che, sotto la denominazione latina, sono Giunone, Minerva, Vulcano, Marte e Saturno, ma non disponiamo di ulteriori particolari sul loro comportamento.

In ogni caso, la scienza fulgurale comportava prescrizioni pratiche destinate a purificare il luogo, la casa, il terreno, l’oggetto o l’essere colpito dal fulmine, e a placare la divinità folgoratrice, identificata grazie alla mappa delle sedici regioni celesti. La purificazione del suolo colpito consisteva nel far sparire, seppellendole sul posto, le tracce dell’accidente (condere fulmen, appunto) e nel sacrificare delle pecore.

(G. Dumézil, La religione degli Etruschi, in Id., La religione romana arcaica, Bur, Milano 2001, pp. 541-51; sull’origine etrusca dell’aruspicina leggi anche La dottrina di Acheronte.)  

Il fulmine in bronzo rinvenuto presso il Bagno Grande a San Casciano dei Bagni, datato all’inizio del I secolo ev (foto dal catalogo della mostra)

Non esiste fonte che non sia sacra

Nullus enim fons non sacer... (Servio, Commentario allEneide, VII, 84).

Per oltre settecento anni, senza soluzione di continuità, la fonte termo-minerale del Bagno Grande, raccolta nella vasca sacra, ha ricevuto le offerte degli Etruschi prima e dei Romani poi. I riti che si sono avvicendati sono sempre stati incentrati sull’acqua calda e sui suoi benefici effetti terapeutici.

Le divinità che tutelavano la sorgente nella fase più antica furono certamente Apollo e Fortuna Primigenia, a cui poi si sono aggiunti in età imperiale Esculapio, Igea e Iside. 

Ma all’origine del rito e del culto presso c’è la sorgente stessa, venerata a partire dalla fase più antica fino al II-I sec aev. Il suo nome ricorre, in etrusco e in latino, su almeno cinque dediche iscritte al Flere di Havens (il numen della fonte), parola la cui radice avrebbe in comune con il colle Aventino. 

Altre iscrizioni in latino riportano una dedica fonti calidae, la fonte dell’acqua calda che sgorgava sul posto, in cui Calida potrebbe essere anche il nome della ninfa che abitava presso la fonte.

Statuetta in bronzo di divinità portatrice di anguille proveniente dalla vasca sacra del santuario, II sec. aev (foto mia)

(Informazioni e testi tratti dal Catalogo della Mostra al Palazzo del Quirinale e dai pannelli informativi presso l’area archeologica adiacente il Bagno Grande nel comune di San Casciano dei Bagni: sancascianoliving.com.)

Ultimo aggiornamento: 19-11-2023. in [ religione_romana ] [ Etruschi ]

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