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Guarire con gli antichi Dei. Il Pagan Healing

La salute, il bene più importante e condizione per una lunga e serena vita, da sempre auspicato e perseguito da tutti i popoli, è stato spesso l’obiettivo di importanti innovazioni che non coinvolgono solo le scienze mediche vere e proprie, ma anche la creazione di luoghi sani, il miglioramento della nutrizione, la ricerca di metodi e pratiche per migliorare lo stato del proprio corpo e gli elementi che lo influenzano. 

# RECENSIONE di Barbara G. V. Lattanzi

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Possiamo concepire questa ricerca come uno dei motori del progresso. Secondo un famoso aneddoto introdotto inizialmente in I. Byock, The Best Care Possible. A Physician’s Quest to Transform Care Through the End of Life (Byock: 2012), si narra che l’antropologa Margaret Mead avrebbe risposto alla domanda di una studentessa che desiderava sapere quale fosse il primo inequivocabile segno di civiltà, proprio riferendosi alle arti mediche: un femore rotto e rimarginato, a indicare una comunità che si prende cura dei propri membri indeboliti, applicando le prime forme di sapere alla guarigione e sopravvivenza di tutti (non solo dei più forti e fortunati).

La salute è sicuramente, da sempre, una delle massime preoccupazioni delle persone anziane o meno forti, dei genitori premurosi nei confronti dei nuovi nati, dei famigliari e amici delle persone sofferenti. Riccardo Cecchini, antropologo storico delle religioni, dopo anni di ricerca e osservazione partecipante con particolare interesse per i culti politeisti, ci accompagna nel variegato mondo delle pratiche religiose e magiche di cura e propiziazione della salute fisica. 

In un testo agile ma molto denso, l’antropologo ci offre descrizioni particolareggiate con uno stile chiaro ed espressivo, segnando una differenza tra gli arzigogolati testi meramente accademici e l’etnografia focalizzata sul campo. Gli esseri soprannaturali benevoli prendono vita nelle pagine e belle illustrazioni, la loro agiografia e analisi storico religiosa ne connota le caratteristiche tra le culture popolari locali e l’universale speranza di benessere.

La ricerca approfondisce in particolare le divinità classiche del mondo mediterraneo greco-romano, quelle afroamericane, esseri demoniaci e angelici come il potente arcangelo Raffaele con la sua benefica luce smeraldina, e un particolare culto messicano estremamente affascinante: la Santa Muerte, passando poi in rassegna credenze e ritualità di altre zone geo antropologiche. Alla storia, background culturale, agiografia e descrizione dei riti per ogni essere miracoloso e culto il testo ci offre gli elementi sacri e le preghiere per l’invocazione.

L’Isola Tiberina è sede di un importante ospedale storico, proprio là dove il serpente sacro toccò il suolo della Capitale, importato dal mondo ellenico per guarire una terribile epidemia nel terzo secolo avanti Cristo. A seguito di questo episodio, descritto nel secondo capitolo (pp. 15-6) venne edificato un tempio ad Esculapio.

Gli schiavi nelle Americhe disegnarono la loro storia e cultura per mezzo dei culti sincretici afroamericani (cap. 3), posseduti o “cavalcati” in attesa di riscatto, conquistano la loro dignità per mezzo di riti e pratiche sconosciute ai padroni. I campi assolati, il calore dei Caraibi che tanto sfiancavano i corpi, si trasformano al termine della giornata in teatri di forsennate danze al suono dei sacri strumenti.

Il culto della Morte in Messico (cap. 5) sembra derivare da un sincretismo che seguì la conquista spagnola e una reinterpretazione di una antica divinità atzeca. A lungo perseguitato perché non conforme alla religione cristiana, è sopravvissuto nell’ombra delle abitazioni private degli indios per apparire pubblicamente solo nel 2001 grazie a una coraggiosa fedele, fu poi ufficialmente riconosciuto nel 2003. Ora il culto conterebbe, secondo le stime, fino a sette milioni di messicani, mentre le emigrazioni e le comunicazioni portano la “comare secca” ben oltre i confini del suo paese. 

La preghiera alla Meurte (p. 66) per propiziare la guarigione di una persona cara contiene una argomentazione sulla necessità di allungare la vita del beneficiario “merita di vivere più a lungo”: la morte che noi vediamo come inflessibile e impersonale diviene un essere pietoso nella mente e nel cuore dei suoi fedeli oltre oceano. La sua immagine è percepita da molti come tipica di un paese che si rappresenta con immagini forti e ataviche di vitalità e fatalità. Le parole di una dei suoi fedeli guarita dal cancro, Dona Margherita, chiariscono la valenza e l’affetto che Muerte riceve dalle classi popolari, più soggette a malattie e a rischi anche letali, rispetto al Cristianesimo “Dio è solo per i ricchi. I poveri, invece, sono lontani dalla sua grazia” (p. 63).

Medici illuminati e benefattori amati ai loro tempi acquisiscono nelle credenze popolari connotati salvifici e miracolosi, benché non beatificati ufficialmente (cap. 4).

Cecchini è oggi uno dei maggiori esponenti della ricerca e osservazione partecipante su moderni culti pagani e sincretici, si è qui impegnato nella stesura di un testo che unisce l’approfondimento scientifico alla divulgazione comprensibile a tutti coloro che vogliano apprendere importanti elementi propri della nostra antichità e delle altre culture. 

Il testo offre sufficienti nozioni per poter anche provare a cimentarsi con propiziazioni della salute dei propri cari anche se, ovviamente, l’autore non promette né si assume alcuna responsabilità come specificato nelle pagine che precedono la dissertazione. 

Ho molto apprezzato anche le bellissime immagini incastonate tra i capitoli e paragrafi, che contribuiscono a trasportarci nel mondo sempiterno della magia e dei culti salvifici e propiziatori attraverso colori forti e luminosi come gli esseri prodigiosi che ci sorridono attraverso le pagine.

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Riccardo Cecchini, Guarire con gli antichi Dei. Il Pagan Healing, (s.e.) Roma 2022

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