Amulétum, in greco περίαπτον, περίαμμα o φυλακτήριον, in arabo hamâlet (da hamal “portare”), è la ligatura o alligatura degli scritti cristiani. Nel mondo greco, gli amuleti sono antichi almeno quanto Omero (μῶλυ in Od. 10.305). Odisseo è sull’isola di Circe, dove la maga tiene in ostaggio i suoi compagni trasformati in maiali ed Hermes, manifestatosi nella forma di un possente e bellissimo giovane, lo aiuta procurandogli un’erba miracolosa che renderà innocui i veleni della strega:
mi diede allora l’erba, dopo averla strappata da terra, e me la mostrò; la radice era nera, il fiore di un colore simile a quello del latte. Gli dei la chiamano molu, sradicarla per gli umani è impossibile, solo gli dei possono farlo.
utuntur ea pro amuleto et ad expuitionem sanguinis quoque adhibent, non ultra gargarizationes et ne quid devoretur, addito sale, thymo, aceto mulso. ideo et purgationibus ancipitem putant,
Amuleto romano raffigurante una testa di Medusa in ambra, I-II sec. Nell’immagine precedente: pendente etrusco in ambra (550-500 aev) raffigurante una testa di leone. Via J. Paul Getty Museum |
sola artium tres alias imperiosissimas humanae mentis complexa in unam se redegit (la medicina, la religione e la divinazione)
e la sua Historia Naturalis rimane un caposaldo di autorevolezza sull’argomento.
All’utilizzo degli amuleti sono dedicati altri trattati tra cui lo pseudo-orfico
Pietre
Adamas (
Aëtites, aetite o pietra aquilina (Plinio, Nat. 36.149).
Achates (
Amethystus (
Batrachites. Identificata con una specie di diaspro giallo-verde, questa pietra si trova a volte intagliata in forma di testa di rospo (Plinio, Nat. 37.149; Isid. 16.4, 20).
Brontea, la “pietra del tuono” o “del fulmine”, che secondo una credenza popolare molto diffusa si “trasforma” in testa di tartaruga durante i temporali (Plinio, Nat. 37.150; Isid. 16.15, 24).
Carbunculus (
Chelonia, si credeva fosse l’occhio di una tartaruga indiana (Plinio, Nat. 37.155).
Chloritis (ivi, 156), si riteneva prodotta nel ventre delle cutrettole bianche.
Corallium (
Crystallum (
Draconitis o dracontia (Plinio, Nat. 37.158).
Eumitres, usata nel culto di Belo (ivi, 160).
Gagates (
Haemamites (
Heliotropium, “pietra di sangue” o diaspro sanguigno (ivi, 165). Usata spesso insieme alla pianta che porta lo stesso nome (Isid. 16.7; Solin. 27).
Hyaenia, che si credeva si trovasse in fondo agli occhi delle iene (Plinio, Nat. 37.169).
Iaspis (
Magnes (
Molochiles (
Opsianum (
Opalus (
Ovum anguinum (
Prasius (
Sarda, sardius (
Sucinum, ambra (Plinio, Nat. 37.51).
Topazus (
Metalli e piante
Bronzo, ferro, oro (Plinio, Nat. 34.134; 51; 33.85). Laurus (δάφνη), alloro, efficace in particolar modo perché sacro ad Apollo: è usato nei riti di purificazione (Euripide, Ione, 80-121; Giovenale, Satires, 2.158; Plin. Nat. 15.138), o masticato per ottenere visioni profetiche (Esiodo, Teogonia 30 schol.; Sofocle, Frammento 777; Boisson, Anecdota 3.385; Luciano, Bis accusatus sive tribunalia 1; Tib. 2.5, 63; Giovenale, 7.19) oppure usato come amuleto (Teofrasto, Caratteri xvi.; Plinio, Nat. 15.133-7; Geoponica 11.2), da cui il proverbio δαφνίνην φορεῖ βακτηρίαν, detto di qualcuno dalla vita affascinante e fortunata (Zenobio 3.12. colophon a Ovidio, Fasti, 3.137); cynocephalia o osiritis (Plinio, Nat. 30.18); dell’elleboro (veratrum, ἑλλέβορος) si dice che abbia il potere di una medicina (ivi, 25.49-50); ficus (
Animali
Le forme
Le formule e gli incantesimi incisi o iscritti erano chiamati Ephesiae litterae (Ἐφέσια γράμματα)e provenivano dalla tradizione popolare tardoimperiale; tuttavia è stato osservato che la data di certi oggetti risalirebbe a un’epoca ben anteriore: ad esempio un piatto di terracotta ospitato presso il Museo di Siracusa, tutto coperto da un’incisione per la maggior parte incomprensibile a uso decorativo-protettivo da appendere alla parete di casa, sarebbe databile almeno al II sec. aev (Ateneo, I deipnosofisti, Eustazio, Commentarii ad Homeri Odysseam 19.247).
Gli amuleti erano spesso intagliati o incisi nella forma di qualche divinità, specialmente degli averrunci, e in epoca tardoimperiale compaiono spesso i destinatari dei “nuovi” culti di provenienza orientale; non solo Apollo dunque (Plutarco, Sulla, 29), ma anche Diana di Efeso, Mithra, Iside e Anubi ma soprattutto Serapide e Arpocrate, dio “del silenzio” considerato particolarmente efficace per scongiurare le malattie.
Molto spesso si trovano figurine femminili, nude o vestite, con una mano sulle labbra e l’altra dietro la schiena; a volte le forme sono quelle di animali, intagliati nelle pietre preziose, e soprattutto nell’oro potevano essere custoditi altri oggetti dall’efficacia magica riconosciuta, come i petali di alcuni fiori. Viceversa, erano ritenuti capaci di tenere lontani i cattivi presagi e il “malocchio” (fascinum) anche oggetti brutti, grotteschi o osceni.
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(A Dictionary of Greek and Roman Antiquities, London 1890.)