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Il Papiro di Derveni

Unico papiro leggibile sopravvissuto dalla Grecia, oltre che il più antico manoscritto d’Europa, datato attorno al 340-320 aev durante il regno di Filippo II il Macedone, ma copia di una versione precedente (tardo V sec. aev), il Papiro di Derveni contiene un trattato filosofico e un commento allegorico in esametri a una teogonia orfica.

Patrimonio mondiale 

Candidato nella lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 2014, la conferma è arrivata dalla Commissione Internazionale Unesco, convenuta ad Abu Dhabi il 4-6 ottobre 2015. 

Il reperto è composto da nove pannelli, uno solo dei quali è in visione al pubblico presso il Museo Archeologico di Tessalonica. I 266 frammenti erano già stati esibiti insieme in occasione della Quarta Biennale d’Arte Contemporanea di Tessalonica, nell’ambito della Conferenza sulla Filosofia Presocratica ospitata dal Centro Interdisciplinare degli Studi Aristotelici. 

Tra le ceneri di un’antica tomba 

Ritrovato il 15 gennaio 1962 a Derveni, in Macedonia, nella tomba di un nobile d’epoca tardo-classica (IV sec. aev), il papiro si è conservato grazie alla parziale carbonizzazione che ha subito tra le fiamme della pira funebre, gettando una fondamentale luce sulla filosofia greca anteriore a Socrate ed è una importante testimonianza dell’antichità della tradizione orfica.

Agios Athanassios, interno della tomba, dettaglio (foto Maria Tsimbidou-Avloniti). Via Center for Hellenistic Studies, Harvard University.

Mistica irrequietezza 

L’orfismo è una dottrina che si è formata in Grecia all’interno del tradizionale panorama religioso olimpico, ma nei confronti del quale opera una decisiva rottura che si realizza sia sul piano divino che su quello umano, facendo ruotare tutte le sue dottrine e tutte le sue pratiche attorno al nucleo costitutivo del sapienziale insegnamento relativo all’elemento divino decaduto e incarcerato nel corpo [1].

Nelle teogonie e cosmogonie orfiche si racconta di un drakon, un drago o serpente alato dalla testa di toro e il corpo di leone di nome Kronos-Eracle, il quale genera un uovo primordiale che racchiude ogni fertilità, è pulsante di vita ed è destinato col suo aprirsi a dar luogo con le due metà a cielo e terra. Dall’uovo si manifesta luminosamente un essere che sembra corrispondere a una intuizione notevolmente unitaria [2]. 

Il serpente (ma anche il leontocefalo, o altre figure mostruose o meno avvolte da spire di serpente) è una tipica immagine del Tempo-Kronos. 

In parte riconducibile ad altre tradizioni misteriche greche (i misteri di Dioniso e i misteri eleusini), in parte debitore di antiche dottrine iraniche come il mitraismo, l’Orfismo riteneva che l’anima umana, per raggiungere quello stato di purità che le permettesse di vivere beatamente libera dalla prigione del corpo, dovesse affrontare una serie di successive reincarnazioni, direttamente conseguenti alle attitudini dimostrate [3]. 

Ai puri, gli eletti, coloro che erano stati resi partecipi del mistero divino e ne avevano sperimentato la beatitudine, sarebbe spettata una felice e luminosa eternità al termine di questa vita.

Dai frammenti ai pixel

Negli ultimi quarantacinque anni il Papiro di Derveni è stato sottoposto a ricostruzioni e approfonditi studi i cui risultati, insieme a un esteso commentario, sono stati pubblicati nel 2006 a cura di Theokritos Kouremenos, George M. Parássoglou e Kyriakos Tsantsanoglou per la Casa Editrice Leo S. Olschki di Firenze, che costituisce l’editio princeps.

Dal 2008 il Dipartimento di Studi Ellenistici dell’Università di Harvard sta compiendo un’opera di digitalizzazione dei pannelli nell’ambito del Derveni Papyrus Project.

Nonostante le lacune (l’intera seconda parte di ogni colonna è perduta) e l’eterogeneità del testo, che combina esegesi e versi ascritti a Orfeo, nella prima parte del trattato la tematica generale risulta chiara: l’iniziato raggiunge uno stato di trance ottenuta attraverso pratiche mantiche e il coinvolgimento degli elementi naturali, quindi le offerte (incruente) in connessione col culto dei morti, la benevolenza degli dei e l’ira implacabile delle Erinni verso gli immeritevoli.

Sul portale iMouseion sono consultabili tutte le 27 colonne e una nuova edizione delle colonne I-VI (Franco Ferrari, 2012). Ecco la traduzione e la parziale ricostruzione.

Per affidarsi con speranza... e [decifrare] i segni, egli aggiunse le seguenti istruzioni in quel passaggio della preghiera alle Erinni, per annullare la profezia [che risulta] da uno stato di possessione mentale del mystae [l’iniziato]... per il fuoco e per l’acqua... ogni segno... la nebbia e altre cose... (col. I)
Le Erinni... onorano... le libagioni sono versate a gocce... ai morti devono [essere tributati] onori... per ciascuno [dei demoni] viene bruciata [una piuma o una pasta a forma di] piccolo uccello... inni [accompagnati da] musica... (col. II)
... al momento della nascita a ogni essere umano è affidato [dagli dei] un daimon benevolo, [perché] il destino non danneggia colui che ha pagato il suo debito con le Erinni. Al contrario, i demoni del mondo sotterraneo non lo libereranno mai [ma, come] servitori degli dei [che perseguitano] tutti [i colpevoli], [si assicurano] che gli ingiusti paghino per i crimini di cui sono responsabili... proprio come (col. III)

... libagioni e sacrifici ...e gli incantesimi del mago allontanano i demoni... Il mago a questo scopo offre in sacrificio e versa acqua e latte... Egli offre molte torte dalle molteplici protuberanze, come tante sono le anime. Allo stesso modo, gli iniziati offrono un sacrificio preliminare alle Eumenidi. Chiunque voglia dedicare un’offerta agli dei, inizi con il realizzare per loro un piccolo uccello, così che possa andare da loro... e quaggiù... (col. VI)

 

[1] U. Bianchi, Crisi, rotture e cambiamenti, Jaka Book, Milano 1995; [2] U. Bianchi, Protogonos. Aspetti dell’idea di dio nelle religioni esoteriche dell’antichità, in “SMSR”, XXVIII, 1957, pp. 115-33; [3] B. Zannini Quirini, L’aldilà nelle religioni del mondo classico, in P. Xella (a cura di), Archeologia dell’inferno, Essedue edizioni, Verona 1987. Cfr. anche R. Pettazzoni, La figura mostruosa del tempo nella religione mitriaca, in “L’antiquité classique”, 18-2, 1949, pp. 265-77. 

In copertina: The Derveni Papyrus © Orestis Kourakis. Via Archaeology Wiky

#reincarnazione  #iniziazione

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