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La magia in una coppa. Incantesimi per la buona e la cattiva sorte

Poco meno di duecento coppe, ciotole di argilla di fattura per lo più grossolana databili non più tardi al VII sec ev, decorate al loro interno con delle iscrizioni in aramaico giudaico-babilonese di cui ne è stata decifrata circa la metà. Si tratta di una collezione unica, una testimonianza preziosa e rara che documenta un vasto repertorio di formule magiche, esorcistiche e protettive per difendersi dalla minaccia delle oscure forze demoniache. Scritte con inchiostro permanente e seppellite, come d’uso, subito dopo la consegna ai clienti che le avevano commissionate, venivano usate come strumento per affrontare ogni tipo di problema quotidiano, dalle malattie alla cattiva sorte.

Coppa magica da Nippur, IV-V sec., via Wiki commons

La magia sepolta

Scoperte in area babilonese, insieme a figurine in terracotta, vetro e altri frammenti, le coppe magiche  appartenevano ai discendenti del popolo giudaico condotto in esilio sotto Nabocodonosor e riflettono in maniera immediata le credenze popolari complementari alla cultura dallo stile erudito, spesso criptico, dei testi talmudici, testimoniando “dal basso” un fitto intreccio di scambi interculturali, un sorprendente sincretismo tra esoterismo e magia.

Per la maggior parte, le formule sono scritte in giudaico aramaico in una varietà di stili e calligrafie, alcune di buona qualità e altre meno, a seconda del livello di abilità dello scriba a cui era affidato l’incarico di tracciare il testo. 

Nell’ambito della filologia semitica, le coppe magiche sono comprese nel campo degli studi aramaici e in particolare riguardano il periodo dell’aramaico tardo (III-VIII sec. d.C. circa) di area mesopotamica.

Riguardo ai luoghi di ritrovamento, si trattava di abitazioni private o templi. Le coppe venivano sepolte appena sotto la superficie della terra, capovolte, cioè con il fondo verso l’alto, mentre altre erano sovrapposte l’una all’altra, con le bocche combacianti. 

Così rovesciate, le coppe rappresentavano delle prigioni per i demoni, che, in virtù della prassi magica, venivano intrappolati al loro interno. Alcune iscrizioni confermerebbero questa modalità, annunciando che i demoni sono legati e sigillati in ciascuno dei quattro angoli della casa. E così può essere spiegato l’utilizzo di un vocabolo particolare, altrimenti non comprensibile, che significa proprio “pressare”, “premere”.

Si presentano di forma variabile, la maggior parte a base rotonda, della misura di un piatto o di una ciotola. Le illustrazioni che accompagnano le scritte vanno da motivi a spirale, i più comuni, a forme solari o floreali. Una sola di quelle ritrovate presenta l’immagine di un uomo. 

Il testo, di solito, parte dal basso del lato concavo per scorrere in senso orario lungo il bordo, e le scritte non compaiono quasi mai sul lato esterno.

Gli elementi grafici sono le caratteristiche che più catturano l’attenzione: si tratta in molti casi di demoni incatenati, mani e piedi legati. Tra queste entità demoniache, molte sono di natura femminile e presentano gambe piumate come gli uccelli terminanti con artigli. 

In altri casi si possono trovare raffigurati angeli dall’aspetto feroce come quelli descritti nei testi della letteratura mistica ebraica, oppure altri simboli magici, in molti casi dal significato sconosciuto, e in alcuni casi animali come cani, scorpioni e creature dall’aspetto ibrido.

Una figura iscritta in una coppa: demone ammanettato con un cerchio nel petto diviso in due linee, accompagnato da parole magiche (fonte)

Contro gli spiriti maligni e la sventura

I primi testi contenuti nelle coppe magiche sono stati pubblicati nel 1853 (Discoveries in the Ruins of Nineveh and Babylon, pp. 434 ss.). Scritti in caratteri caldaici — e non è un caso che i Caldei fossero considerati i massimi esperti nel campo dell’astrologia, della divinazione e della magia —, contengono incantesimi e amuleti contro i demoni e gli spiriti negativi, responsabili di malattia e morte. Ecco alcune formule. 

N. 1. Questa è una lettera di divorzio per il Diavolo, e per ... e per Satana, e per Nerig, e per Zachiah, e per Abitur della montagna, e per ... e per i mostri notturni, ordinando loro di smettere da Beheran a Batnaiun, e dal paese del nord, e da tutti coloro che ne sono tormentati. Ecco, faccio che i consigli di questi diavoli non abbiano effetto, e annullo il potere del reggente dei mostri notturni. [Questa parola (lilith) ricorre una volta in Isaia (xxxiv. 14), ed è tradotta con “civetta”. Ma questi mostri notturni erano considerati avere le sembianze di una bellissima donna che di notte rapisce i bambini, non dissimili dalle Empousa greche e dalle striges e lamie dei Romani, o dei ghoul presso gli Arabi, mostri femminili che fanno gli uomini a pezzi] Per tutti i mostri. ... sia maschi che femmine, io ti scongiuro di uscire. Per lo scettro del potente, che ha potere sui demoni, e sui mostri notturni, io ti scongiuro di allontanarti da queste abitazioni. Ecco, io ora faccio in modo che tu smetta di torturarli, e che cessi l’influenza della tua presenza a Beheran di Batnaiun, e nei loro campi. Allo stesso modo in cui i diavoli scrivono atti di divorzio e li danno alle loro mogli, e non tornano più da loro, ricevi il tuo atto di divorzio, e prendi questa legge scritta, e vattene, vattene presto, fuggi e vattene da Beheran di Batnaiun, nel nome del vivente ... per il sigillo del potente, e per il segno dell’autorità. Allora scorreranno fiumi d'acqua in quella terra, e là la terra arida sarà irrigata. Amen. Amen. Amen. Selah.

N. 2. ... Questi idoli saranno scacciati dalla sua dimora, e dissiperanno questi incantatori che sussurrano. Un rimedio dal cielo per allontanare le malattie, ... e per espellere i demoni, e per scacciare Satana, l’idolatria, le maledizioni e Nidra; proibendo ogni idolatra maschio o femmina. Questo rimedio metterà al sicuro i figli degli uomini dai sussurri degli incantatori, e li sovvertirà totalmente, e li caccerà fuori di casa.

N. 7. Contenuti generali delle iscrizioni sui frammenti. Un rimedio dal cielo per allontanare febbre e malattie, e per proteggere dalla morte improvvisa, dall’ingiustizia e dal tradimento; e scioglierà i legami di coloro che sono afflitti dalle insidie del diavolo e di ogni spirito maligno. Con la strumentalità di questo amuleto sei protetto dalle astuzie di Satana, costretto e sotto il controllo di un potente angelo, per il quale ci sono undici nomi. [... Tutti i frammenti terminano l’incantesimo con un’invocazione agli angeli buoni e ai genii] Io ti incarico nel nome di Nadkiel, Ramiel, Damael,  Hachael,  and  Sharmiel.  Amen.  Amen  Amen.  Selali.  Amen. Haileluiati,  Amen. 

Un filtro d’amore

Non solo, se vogliamo, monotone ripetizioni di nomi e formule per scacciare la malasorte; alcune coppe contengono anche incantesimi d’amore, come quella, purtroppo mutilata, che riporta una vera e propria ricetta per conquistare l’affetto di un giovane. 

Le lacune e le parti incomprensibili non lasciano però intendere se il filtro sia da spargere sulla persona amata o se si tratti piuttosto di un composto da bruciare come una figura di cera raffigurante l’oggetto della passione, condito con erbe piccanti. Si comprende, in ogni caso, che il fuoco è un elemento centrale dell’incantesimo.

Le divinità invocate oltre al Signore del cielo e della terra, sono Rahmiel, il cui nome significa “amore”, e Dlîbat, una forma di Afrodite orientale, che, al di là delle interpretazioni, presentano un carattere “pungente” e simboleggiano quindi il calore della passione.

Un unicum nell’ambito di questo corpus, forse di derivazione occidentale, la cui relazione può ritrovarsi nella magia d’amore del mondo greco-romano attestata in letteratura e nei papiri magici

Alcune somiglianze, ad esempio, si riscontrano con l’incantatrice protagonista del II idillio di Teocrito, che, invocando Ecate, prepara un filtro per ammaliare e legare il suo uomo bruciando erbe magiche in suffumigi di incenso, “affinché nella fiamma dell’amor si strugga il corpo”. 

N. 28. Nel nome del Signore del cielo e della terra. Questa coppa è destinata ad Anur[...] figlio di Parkoi, che egli si infiammi, si incendi e bruci a causa di Ahath, figlia di Nebazak. Pressa dell’eternità (?) che è stata solo pressata (?) un uomo nel suo cuore. Prendi hrk ed erbe piccanti, che chiamano erba del sole, mtlln e peperoni [...] e i misteri dell’amore che ella ha cosparso, ella vi cospargerà Anur, figlio di Parkoi, così che egli si infiammi, si incendi e bruci a causa di Ahath, figlia di Nebazak, e nella passione e nei misteri dell’amore ... pezzi dal suo cuore ... Nel nome dell’angelo Rahmiel e nel nome di Dlîbat l’appassionato ... gli dei, i signori di tutti i misteri. Amen, amen.

Due figure iscritte in una coppa, una in posizione inversa all’altra: una, probabilmente lo stregone, sembra fare un cenno con la mano, forse contro il malocchio, l’altra, con i piedi zoppi, è il demone (fonte)

(Cfr. J. E. Montgomery, Aramaic incantation texts from Nippur, University of Pennsylvania, The Museum Publication, Philadelphia 1913. Cfr. anche: A. H. Faraj, Aramaico Orientale e Coppe Magiche Mesopotamiche: riflessioni e definizioni, in “Mesopotamia”, XLII, 2007, pp. 269-75; Id., Coppe magiche dall’antico Iraq con testi in aramaico giudaico di età ellenistica, Lampi di stampa, 2010; M. Moriggi, La lingua delle coppe magiche siriache, in “Quaderni di semitistica”, 21, 2004; D. Levene, Incantation Bowls, Babylonian, in The Encyclopedia of Ancient History, Blackwell Publishing, 2013.)

in [ Vicino_Oriente_Antico ]

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