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Corpi astrali, o Doppelgänger

L’ascesa dello spiritismo, alla fine del XIX secolo, ha contribuito a cambiare la percezione dell’aldilà e a rendere possibile una nuova modalità di comunicare con i defunti. Basandosi su questo presupposto spiritualista, l’eminente teorica della Società Teosofica, Helena Petrovna Blavatsky (1831-1891), riteneva che gli spiriti dei morti, diversamente dall’anima, fossero una componente separata ma connessa del corpo fisico, e in quanto tali separabili dai corpi anche prima della morte.

The Three Sisters (Le tre sorelle), (c) Alessandro Sicioldr, 2015 (sicioldr.com)

Proiezioni astrali / L’ombra mutaforma / Il sogno / L’Ego / L’impatto telepatico / La mente duplice / Cattivi pensieri

Proiezioni astrali

La separazione del corpo astrale prima della morte è nota come proiezione astrale e consiste nel liberare il “doppio” dalla sua guaina fisica, consentendo all’individuo di viaggiare nello spazio e nel tempo

Negli ambienti esoterici, la proiezione astrale era ritenuta l’apice della magia e un obiettivo molto apprezzato, perseguito attivamente, e pertanto era considerato un argomento da non divulgare. In questo, Madame Blavatsky fu una vera “ribelle” in quanto presentò tali conoscenze al di fuori dei circoli, per lo più in un’epoca in cui le donne non erano neanche ritenute capaci di tenere conferenze pubbliche.  

Queste pratiche furono rivoluzionarie nel mondo della magia, poiché presupponevano la trasformazione delle facoltà mentali umane, che corrispondeva a “una riscoperta degli antichi misteri”. La proiezione astrale è infatti possibile solo ammettendo che la mente umana, la sua capacità di immaginazione, possieda particolari caratteristiche, al di fuori della dicotomia cartesiana: la mente è duplice (sia fisica che metafisica), anche se il “potere plastico” dell’immaginazione è più forte in alcuni individui che in altri. Anche il corpo fisico assume nuove caratteristiche e potenzialità rispetto a una concezione strettamente materiale. 

Attraverso l’ontologia e la pratica della proiezione astrale è possibile per l’individuo divenire fisicamente immortale, capace di esistere indipendentemente dal corpo fisico e di sopravvivere alla morte, avventurandosi nelle gerarchie cosmiche come un dio.

Tuttavia, l’immortalità dell’anima non è acquisita automaticamente dall’uomo, ma è necessario raggiungerla, trascendendo verso dimensioni di sviluppo spirituale più elevate della realtà.

(cfr. E. A. Karlström, The Apex of Magic and Science. Blavatsky and the Theosophical Society’s Practice and View ofAstral Projection, Department of Ethnology, History of Religions and Gender Studies, Stockholms univesitet, 2020)

Quello che segue è l’elaborazione di un brano di Madame Blavatsky (Astral bodies, or Doppelgängers) tratto da una serie di articoli pubblicati sulla rivista “Lucifer” tra il 1887 e il 1891, che risponde ad alcuni dubbi sulle nozioni del “doppio” cercando di dissipare la confusione a proposito di fenomeni diversi quali apparizioni, spettri, fantasmi, spiriti; in H. P. Blavatsky, Studies in Occultism, “The Dennis Wheatley Library of the Occult”, White Lion Publishers, London 1975, pp. 168-76.

L’ombra mutaforma

In ogni cultura e paese esistono credenze nel “doppio” o Doppelgänger, la forma più semplice del quale è l’apparizione dell’immagine del defunto ai propri cari subito dopo la morte – o nel momento stesso della morte.  

L’occulta filosofia insegna che ci sono tre tipi di doppi, per usare un termine di senso più ampio. Il primo è l’ombra propriamente detta, attorno alla quale il corpo fisico del fetus – l’individuo futuro – si costruisce, in maniera rudimentale, ancora prima della nascita. In questa fase, l’immaginazione della madre o un qualsiasi evento che incide sul corpo del bambino avrà effetto anche sul suo corpo astrale. Sia il corpo fisico sia quello astrale esistono prima che la mente si sviluppi in azione, prima che l’Âtma (il sé, l’essenza vitale) si svegli, e con esso il senso di responsabilità proprio di un essere conscio e senziente (il che accade quando il bambino è attorno ai sette anni di età). 

L’ombra nasce, cresce e muore insieme all’uomo, è il suo doppio vitale, non si separa mai da lui durante il corso della vita e, dopo la morte, si disintegra di pari passo con il corpo fisico trasformandosi in un aggregato di gas emessi dal corpo che si decompone: ed è ciò che capita a volte di scorgere sulle tombe, in occasione di certe condizioni atmosferiche, come un fuoco fatuo, una figura luminosa, l’immagine somigliante all’individuo che è stato.

Questo doppio è ciò che in sanscrito è chiamato Linga-śarîra, ma in termini occidentali può essere definito “proteiforme” (Protean) o “plastico” (Plastic), in quanto può assumere ogni forma, anche quella dei lupi mannari nelle storie popolari. Senza con ciò negare che possano esservi effettive influenze esterne (peraltro molto rare) nel verificarsi di tali fenomeni, come pure quelli spiritici, il corpo astrale o proteiforme del medium in certi casi gioca un ruolo più centrale di quanto si pensi nei casi di materializzazioni e apparizioni. 

Rene Magritte, The familiar objects (1928), via Wiki Art

Il sogno

Il secondo doppio è chiamato Pensiero o Sogno, conosciuto dagli occultisti con il nome di Mâyâvi-rûpa, o corpo-illusione. Nel corso della vita, questo doppio è veicolo del pensiero e allo stesso tempo dei desideri e delle passioni “animali”, e dopo la morte si trasforma in ciò che in Oriente chiamano Bhût, o Kâma-rûpa, meglio noto come “spettro” (Spook). 

Questo tipo di doppio è ciò che appare in forma di immagine di un defunto immediatamente dopo la sua morte, o nel momento stesso del trapasso, in quanto è prodotto dal pensiero dell’individuo.

(Leggi anche: Schopenhauer, Saggio sulla visione degli spiriti.)

Generalmente, questo fenomeno è inconscio nella misura in cui il morente non è consapevole di tale apparizione: se, nel momento della morte, egli pensa molto intensamente alle persone care, o che desidera vedere, apparirà loro in questa forma di rappresentazione fedele, sebbene come un riflesso in uno specchio, ovvero il pensiero diventa oggettivo: ciò che l’uomo fa, o pensa, il doppio lo ripete fedelmente, persino negli abiti indossati e nelle espressioni del volto. 

Le cause di questo tipo di apparizioni possono anche essere invertite, cioè nei casi in cui non è il morente a voler apparire ad altre persone, ma determinate persone ad essere particolarmente sensitive, in grado di evocare con l’intensità del pensiero lo spettro di un individuo al quale sono legate da un forte sentimento – positivo o negativo che sia.  

In pratica accade questo. Chiamiamo il morente “A”, e colui che vede il suo doppio “B”. Quest’ultimo, legato al primo da un profondo sentimento di amore, odio o paura, mantiene l’immagine di A così profondamente impressa nella memoria psichica da stabilire con lui una reale ed effettiva attrazione – o repulsione –, in maniera voluta o meno. Quando A muore, il sesto senso, o intelligenza psichica spirituale, presente nell’essere interiore di B diviene cosciente del cambiamento di stato di A, proiettando davanti ai propri occhi la forma e l’immagine di A nel momento stesso in cui tale cambiamento (il trapasso) avviene.  

L’Ego

Il terzo doppio è l’Ego vero e proprio, corpo-causale cosciente e pensante, che nelle scuole trans-himalayane è chiamato corpo karmico in quanto il karma, ovvero l’azione, è la causa delle innumerevoli rinascite o reincarnazioni attraverso il Manvantara. 

Dopo la morte, il corpo-illusione si fonde interamente nel corpo-causale, mentre l’elemento animale, la forza del desiderio del corpo-sogno, assorbe ciò che è stato raccolto durante la vita con il suo insaziabile desiderio di vivere. Ciò vuol dire che tutta la vitalità astrale, tutte le impressioni vissute con il corpo fisico attraverso i pensieri e le azioni materiali formano lo spettro, il quale ha vita in sé, ma difficilmente ha una coscienza, se non per delega (come, si è visto, nel caso dei medium).

Questi sono i tre “doppi” ma, in realtà, al di là dei diversi aspetti, ve ne è solo uno che attraversa differenti fasi: l’essenza più materiale svanisce con il corpo fisico, quella di mezzo sopravvive come entità indipendente ma temporanea nella terra delle ombre, e infine la terza, che è immortale, almeno finché il Nirvâna non porrà fine al ciclo delle rinascite.

L’impatto telepatico

Le apparizioni di un corpo astrale si manifestano sempre e solo coerentemente con la volontà dell’individuo cui il doppio appartiene e, in ogni caso, solo se tra due persone (come nel precedente esempio di A e B) sussiste un forte legame psichico e una forte motivazione affinché il pensiero di uno sia diretto verso l’altro. È l’oggettivizzazione della personalità sulle onde astrali, come l’immagine di un volto che si imprime sulla pellicola fotografica. 

Ma bisogna stare attenti a proiettare la propria personalità in questi mondi sconosciuti, popolati da forze che facilmente possono prenderci e catturarci, come una foglia portata via dal vento...

Può così accadere, come nel corso delle sedute spiritiche, che le immagini dei morti evocati vengano catturati dagli elementali o ombre elementari (una “conchiglia”, shell) e resi visibili agli spettatori.

La mente duplice

Queste apparizioni sono fenomeni eccezionali, non all’ordine del giorno, perché occorrono capacità fuori dal comune, essendo il potere plastico dell’immaginazione più forte in alcuni individui che in altri. 

Vi sono persone che non utilizzano mai le facoltà superiori della loro mente, connessa con l’anima spirituale (Buddhi), e invece hanno più sviluppata la parte più bassa, connessa con lo spirito animale (Kâma). Questo non implica un pregiudizio culturale: anche per i cosiddetti “intellettuali”, o per i materialisti, o per molti uomini di scienza, può essere difficile utilizzare la porzione metafisica della loro mente, essendo in essi quasi atrofizzata. Essere “intellettuali” non significa anche possedere facoltà spirituali, anzi a volte può essere un impedimento. 

Vi sono invece persone che hanno la porzione spirituale più sviluppata, e per loro è al contrario difficile discendere nelle questioni che riguardano la materia. Per costoro, i sensitivi, il pensiero si manifesta in maniera molto più intensa che per le persone ordinarie. 

Il pensiero è energia, e come tale è in grado di “disturbare” gli atomi dell’atmosfera astrale che ci circonda, creando delle forme.

Generalmente, queste forme sono prive di coscienza, a meno che non siano la creazione di un adepto esperto, che le ha plasmate secondo il suo volere. L’adepto, a differenza delle persone comuni, utilizza il suo Mâyâvi-rûpa, il corpo-illusione, creato appositamente per dar forma alla sua immagine astratta e utilizzarla in determinate circostanze. L’uomo ordinario, invece, a malapena è in grado di usare un pensiero-immagine, i cui poteri e proprietà gli rimangono completamente sconosciuti.

La capacità di pensare con la parte spirituale, superiore della propria mente, può essere certamente esercitata e sviluppata, anche per coloro che non sono nati con il “dono”, ma a costo di sacrifici e solo grazie a una forte determinazione. 

(Leggi anche: Equilibrio, esercizio, volontà. Consigli teosofici per il perfetto occultista.) 

Cattivi pensieri

Così come per la gente comune è difficile orientare e commisurare i pensieri secondo la propria volontà, creando forme astrali involontarie che non possono essere gestite, anche le azioni negative mandate a distanza, il cosiddetto malocchio, altro non sono che il frutto di un enorme potere “plastico” di una mente predisposta al male (lo jettatore, così nel testo), capace di produrre una corrente potenzialmente impregnata di ogni sorta di negatività. 

In questi casi funesti, in cui lo jettatore sia dotato di un potere psichico particolarmente sviluppato, il malocchio può essere anche involontario: semplicemente egli possiede questa potenzialità, che è pronta ad attivarsi nel momento stesso in cui si posa sulla futura vittima e vi trova terreno fertile. Come un seme gettato al vento... 

Tali pensieri, sebbene inconsapevoli, non sono senza conseguenze per chi li genera, ma “tornano indietro”, come quando si lancia una palla in aria. E “i nodi vengono al pettine”. Solo l’esperienza e la disciplina di un bravo operatore magico, che “rispetta le regole” dell’occultismo, fanno sì che questi poteri siano compiuti in maniera controllata, secondo la propria volontà.

Il primo passo, fondamentale, per chi si volesse accostare all’occultismo, per Blavatsky, è infatti imparare ad adattare i pensieri al proprio potenziale plastico, altrimenti si corre il rischio di compiere azioni dannose per il Karma. 

Ciascuno, insomma, dovrebbe imparare prima di tutto a conoscere perfettamente sé stesso. Questo obiettivo può essere perseguito solo attraverso un approfondito studio prima di intraprendere qualsiasi tipo di pratica, al contrario, sicuro come il fato («as sure as fate»), «he will fall into black magic».

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