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Il potere delle donne e il myste che brucia: il papiro di Filinna

Solamente quattro papiri magici a noi conosciuti sono anteriori all’era volgare: uno (il papiro 28) è un formulario che fa parte di un volumen conservato presso la Bayerische Staatsbibliothek di Monaco che comprende 23 frammenti (di dimensioni molto diverse) provenienti probabilmente da Assuan e databili alla seconda metà del I sec. aev; un altro, contemporaneo del primo, è un formulario magico di età augustea, il papiro di Berlino; il papiro di Artemisia (Pgm XL), che già presenta una mescolanza di elementi greci ed egizi ed è datato al IV sec. aev; e il cosiddetto papiro di Filinna (Pgm XX, II-I sec. aev).

Il papiro di Filinna dal Berlin Papyrus Database

Magia greco-egizia, una lunga tradizione

L’esistenza di questi quattro  papiri in età così antica è di notevole rilevanza perché testimonia la radicata e a noi quasi ignota tradizione degli importanti testi magici che saranno compilati e raccolti nei secoli successivi. In molti casi, data l’esiguità del testo, è impossibile stabilire il rapporto tra l’inno e il contesto magico nel quale era inserito, cioè se sia stato scritto direttamente nell’ambiente in cui si operava la magia oppure se vi sia stato adattato; in ogni caso, questa scoperta costituisce un dato nuovo negli studi del settore perché antepone al I secolo aev il periodo di composizione degli inni magici finora conosciuti, che spesso si è indicato nei primi due secoli dell’era volgare.

Vi sono elementi, ad esempio, che fanno ritenere che il corpus di cui fa parte il cosiddetto papiro 28, nella forma più alta e complessa quale compare nei grandi formulari magici dei secoli III-V ev, sia stato costituito precedentemente alla sua raccolta nelle grandi “enciclopedie magiche” di Parigi, Berlino, Oslo, Londra; innanzi tutto la stretta somiglianza tra parti di formulari e fatture più antiche fa presupporre una fonte comune; inoltre la conoscenza dimostrata da autori del I sec ev come Lucano di rituali che talvolta trovano una abbastanza precisa corrispondenza nei formulari; infine l’estrema complessità dei vocaboli, voces, logoi che compaiono nelle fatture che sembra escludere l’improvvisazione, considerata l’esigenza di riprodurre con esattezza quei nomi e quelle formule. Si tenga poi conto del fatto che il formulario, in quanto momento di raccolta e di organizzazione, doveva essere successivo a un periodo abbastanza lungo di pratica spontanea e molto diffusa.

Solo in alcuni casi sembra possibile accertare la particolare natura magica dei vari frammenti: quasi sicuramente alcuni (2 + 21, 9, 14, 22) appartenevano ad una o più sezioni di magia amorosa, ma non siamo in grado di stabilire se contenessero altre sezioni che contemplavano pratiche magiche di natura diversa; il numero apparentemente elevato delle colonne e il confronto con altri formulari di grande estensione fanno ritenere, tuttavia, che questa sia l’ipotesi più ragionevole e verosimile.

Ancora sul corpus a cui appartiene il papiro 28, particolarmente interessanti infine appaiono i frr. 18, 19 e 22 che conservano parti poetiche.

Se la scoperta di questi papiri conferma l’ipotesi che una tradizione magica sia stata conosciuta e diffusa nel mondo antico ben prima della sua formulazione e collezione, andando a profilare un milieu culturale omogeneo e coerente, il papiro di Filinna (Pgm XX) rappresenta in questo senso un enigma, perché è diverso. Si tratta di un formulario, una raccolta di epodai (incantamenti) in esametri in particolare contro infiammazioni ed emicranie, una delle quali contiene una historiola. Sembra però difficile stabilire un rapporto diretto tra questo testo e i papiri magici successivi: lo stile non è anteriore all’Ellenismo e non è una composizione improvvisata. Troverebbero allora conferma alcune tesi che sostengono l’esistenza già nel IV sec aev di “archivi magici” presso i templi dov’erano depositati formulari destinati alla composizione di testi simili, redatti e conservati dalla classe sacerdotale; dei modelli, diciamo così, istituzionalmente approvati, ad uso della gente per l’occasione che di volta in volta ne richiedesse l’utilizzo.

Incantesimi al femminile

Il papiro di Filinna contiene tre incantesimi iatromagici, del primo sono conservate solo le estremità ed è dedicato alle cure contro ogni tipo di ustione, è attribuito a una donna siriana di Gadara mentre il secondo alla tessala Filinna. Questo è un altro elemento di rottura nei confronti della tradizione magica successiva (e coeva): nei papiri magici infatti troviamo riferimenti solo a praticanti uomini, tranne queste due eccezioni, Filinna e la donna di Gadara, e il dato non può passare inosservato considerando che nell’agire magico corre molta differenza tra chi esercita la magia e chi la riceve come utente.

Il Pgm XX, 1-4, molto lacunoso, è stato ricostruito sulla base di altri documenti; riporta un incantesimo contro il mal di testa:
...per te che ai mortali sei...
...
...adempi al mio perfetto scongiuro...
Il Pgm XX, 4-12 è un incantesimo della donna di Gadara contro ogni infiammazione:
[Il più maestoso tra i figli di dea] è stato dato alle fiamme come un iniziato – sulla cima più alta montagna è stato dato alle fiamme ‒ [e il fuoco ha avidamente inghiottito] sette generazioni di lupi, sette di orsi, sette di leoni, finché sette fanciulle dagli occhi scuri recando urne nere versarono l’acqua e calmarono l’incessante fuoco.
Le prime righe di questo frammento riportano solo alcune parti di esametri dattilici e qualcuno per intero, e sono state riarrangiate e ricostruite sulla base del cosiddetto Inno 28. Il παῖς μυστοδόκος, il giovane iniziato che si consuma nelle fiamme, è stato interpretato come l’Horus bambino, figlio di Iside e Osiride, e ha connessioni anche con l’inno omerico a Demetra nella vicenda di Demofoonte, allevato dalla dea che lo rese immortale ponendolo sulle braci per bruciare la sua materialità.

Il Pgm XX, 13-19 è il rimedio di Filinna contro l’emicrania, una formula che si presenta come una historiola:
Fuggi via, mal di testa; fugge [il leone] sotto una roccia, fuggono i lupi; fuggono i cavalli sugli zoccoli indivisi, e [veloce] e segreto vola [il mio perfetto incantesimo].
(Traduzioni da H. D. Betz, The Greek Magical Papyri in Translation, including the Demotic Spells, University of Chicago Press, 2002.)

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A. Carlini (ed.), Papiri letterari greci della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco di Baviera, Walter de Gruyter, 1986, pp. 40-3.
E. Pachoumi, The Erotic and Separation Spells  of the Magical Papyri and Defixiones, in Greek, Roman, and Byzantine Studies”, 53, 2013, pp. 294-325.
P. Maas, The Philinna Papyrus, in ‟The Journal of Hellenic Studies”, 62, 1942, pp. 33-8.

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