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Le streghe e le fate. Storia e tradizioni della Wicca

Stiamo vivendo nell’unico periodo della storia in cui è ritenuto elegante essere una strega. Anton La Vey così scherzosamente si esprimeva incoraggiando ogni donna a divenire una Satanic Witch (1971), la Perfetta strega nella traduzione italiana, che conosce e padroneggia il suo potenziale femmineo e lo usa per i suoi scopi, tra piccoli accorgimenti estetici e la pratica della magia. Forma contratta di witchcraft, stregoneria, il termine deriva forse dal sassone witche (cfr. norvegese witke, sciamana, veggente), sottomettere e dare forma, in cui si rintraccerebbe una delle principali proprietà della magia che conosce e utilizza ogni elemento secondo le loro caratteristiche e reciproche correlazioni.

Ruth St. Denis in Yosemite Valley, 1919-20, via History by Zim

Scatole cinesi

Immaginiamo, per praticità, un grande “contenitore” di significato all’interno della macrocategoria dei neomovimenti religiosi che può essere chiamato neopaganesimo, a patto di ammetterne la sottesa scorrettezza, quella cioè di riproporre una categoria che non ha di per sé ragione di esistere dal momento che i “pagani” non si definirono mai tali, ma così i cristiani della tardoantichità chiamavano le genti dei villaggi e delle campagne tra cui “persistevano” pratiche e credenze legate alle antiche divinità.

Sotto questo termine-ombrello rientrano molte tipologie di religioni o correnti, strutturate in gruppi o ancora più spesso seguite singolarmente (gli “eclettici”): i neopagani, diciamo, veri e propri, che si rifanno a uno specifico pantheon del passato, da quello greco-romano a quello germanico; i neodruidi, che praticano il culto di una o più divinità delle mitologie precristiane tribali, e forme di spiritualità che si rifanno alle tradizioni sciamaniche dell’Europa del nord e del nord-est; infine tutte le forme di religiosità incentrate sul culto di una divinità femminile centrale e predominante che si è declinata anche in un’etica “ecologista” (Gaia, la Terra, o Dea Madre) o di riscatto “femminista”, la cosiddetta neostregoneria.

Wicca e Stregoneria tradizionale

La Wicca è a sua volta un particolare ramo della neostregoneria oltre a quella che viene definita Stregoneria tradizionale, che si rivolge al “folklore” e alle tradizioni popolari europee e al loro substrato di racconti, pratiche e credenze che si ritiene si siano trasmesse nel corso delle generazioni e che la Caccia alle streghe dei secoli XV-XVIII sia stato un modo da parte del potere patriarcale di sradicare tale sapienza occulta.

Fondatore della Wicca fu Gerald Gardner, nato nel 1884 nel Lancashire inglese, studioso e divulgatore di argomenti legati a interessi antropologici ed esoterici. Fonti di ispirazione e modelli sono principalmente la tradizione magica precristiana e la stregoneria quale fenomeno storico dell’Età moderna; Gardner, nella ricostruzione pratico-teorica della stregoneria tradizionale, ebbe come modello Aleister Crowley e la sua legge o “thelema”, ma anche l’egittologa Margareth Murray, che negli anni Trenta si era diffusamente occupata dell’argomento. Per Murray i principi su cui si dovesse fondare una rinnovata tradizione stregonica erano:
  1. una pacifica religione della natura che riconosce due principali entità divine, il dio delle foreste e dei luoghi selvatici, iconizzato con le fattezze satireggianti del Pan greco-romano, e la triplice dea simboleggiante fertilità, morte e rinascita, dove la divinità femminile ricopre un ruolo decisamente centrale;
  2. l’esistenza di congreghe guidate da una Grande Sacerdotessa che si radunano all’interno di un cerchio di 9 metri di diametro ed evocano il “potere” tramite danze, canti e tecniche meditative;
  3. la celebrazione delle otto festività di tradizione celtica che scandiscono il calendario neostregonico, Samhain, Yule, Imbolc, Oestara, Beltane, Litha, Lughnasad, Mabon.
Coloro che si identificano nella Wicca, a differenza dei tradizionalisti, riconoscono il Rede e il Council of American Witches; il primo è una legge che assume valenza “morale”, elaborata da Doreen Valiente già negli anni Cinquanta sul modello del Libro delle Ombre di Gerald Gardner (di cui Valiente fu una delle più strette collaboratrici) e con spunti crowleyani edulcorati (fa’ ciò che vuoi, ma solo se non fa male a nessuno). Il “divorzio” spirituale tra Doreen Valiente e il suo maestro fu definitivo (pur riconciliandosi, non operarono più insieme) quando la prima non volle riconoscere alcune delle regole che Gardner avrebbe enunciato e che riguardavano, una, la cosiddetta “maledizione della Dea”, ovvero una punizione che sarebbe occorsa ai trasgressori, e l’altra quella che vorrebbe le sacerdotesse ritirarsi dai loro incarichi in favore delle più giovani.

La prima scissione tra i seguaci della Valiente e i gardneriani ebbe un effetto domino favorito dalla natura stessa del movimento, che aveva una tradizione comune ma non un codice di regole. Così, dopo la morte del fondatore, Alex Sanders, altro esponente di rilievo, entrato in possesso di una copia del Libro delle Ombre gardneriano fonda una congrega criticata e discussa quanto seguita (la cosiddetta Wicca alexandriana), che diverrà un vero e proprio ramo parallelo della Wicca.

Maxine Sanders, moglie di Alex e cofondatrice della Wicca alexandriana, via tumblr.com

Principi e presupposti: le American Witches del 1974

Negli anni Settanta la scena si è già allargata a includere gli Stati Uniti, dove la Wicca letteralmente travolge, entusiasma e dilaga. Le congreghe si moltiplicano “per gemmazione” o semplicemente per esubero, e ciascuno può redigere il proprio Libro delle ombre ed essere sacerdote di una pratica che diventa sempre più privata, singola e personale.

Il Consiglio delle nuove streghe americane è un’assemblea che si è tenuta a Minneapolis nel 1974, pensata e voluta proprio con la finalità di trovare una “via” comune (che sarà la Wiccan Way), un sentiero (path) che unisca piuttosto che dividere in innumerevoli frammentazioni, seppure nel fermo rispetto del principio di non costrizione.

Dal Consiglio è stato prodotto un “manifesto” in cui si enunciano i 13 principi fondamentali del credo wicca, tra cui: praticare riti magici e culti al fine di armonizzarsi con il ritmo naturale di tutte le forze vitali sia del mondo fenomenico sia di quello interiore o spirituale, secondo un tempo scandito dalle fase lunari e le stagioni e uno spazio che si apre lungo le quattro direzioni Nord, Sud, Est, Ovest; riconoscere la responsabilità della propria facoltà di intelletto nei confronti dell’ambiente che ci circonda e degli altri esseri viventi, riconoscere il potere creativo dell’universo che si manifesta attraverso la bipolarità maschile/femminile, principio divino che a cui ogni creatura partecipa; riappropriarsi liberamente di valori fino ad allora negati, in particolare alle donne, come il diritto al piacere sessuale e alla possibilità di realizzazione; non prevedere alcuna gerarchia o autorità, semmai rispettare una leadership raggiunta con i meriti della sola saggezza e di uno studio e pratica costanti; “essere strega” (le lingue anglosassoni non distinguono tra genere maschile e femminile) è una qualità che non si acquisisce solo dichiarandosi tale e neanche per ereditarietà o per aver collezionato quante più iniziazioni o titoli; essere strega è un “potere” che si raggiunge con applicazione, metodo e un’attitudine aperta e armonica verso l’altro. L’unica animosità che turba questo rispettoso volgersi al mondo è nutrita verso il cristianesimo e in genere i monoteismi, che affermando l’unicità della divinità non prevedono la possibilità che ve ne sia una moltitudine; il non riconoscimento è reciproco: la Wicca non crede in un principio unico di bene così come non crede nel “male assoluto” incarnato nel Satana giudaico-cristiano.

Variegata, articolata e non gerarchicamente autoritaria, la Wicca persegue una “rivalutazione pagana” della natura in opposizione alla prospettiva cristiana che, affermano, avrebbe contribuito a una visione del mondo subalterna all’uomo-figlio di Dio; inoltre viene incentivato un “relativismo creativo personale” attraverso una serie di pratiche, rituali e tecniche in grado di “mettere in contatto” il praticante con la divinità, secondo l’idea che ciascuno possa crearsi la propria “porzione” di verità. Viene insomma esaltato l’aspetto esperienziale piuttosto che quello dottrinario, e in particolare le percezioni sensoriali e fisiche, canale privilegiato di contatto con il divino e con la natura che da esso trae origine.

Ancora gli anni Settanta

In America la Wicca incontra presto tematiche molto sentite come la consapevolezza ecologica e istanze ambientaliste, un orientamento che si “istituzionalizza” (concedendoci un termine che si sa essere improprio) con la fondazione in California della Tradizione feerica, Feeri Tradition o Faery Wicca, con influenze nettamente alexandriane e che si basa sulla credenza nel “piccolo popolo” di fate, elfi, gnomi. Sue emanazioni dirette saranno, sempre in California, Nemeton (1970) e Foreste per sempre (1977), che promuoveva tecniche di piantumazioni annuali. I fondatori Victor e Cora Anderson erano attivisti del movimento antinucleare neopagano e membri di collettivi di protesta, più volte arrestati nel corso di dimostrazioni. Dalla Wicca feerica si diramano poi numerose congreghe dai nomi conturbanti come Rosa di sangue, Cuore nero, Le ali di Vanthi... (e Conigli di polvere, se qualcuno non ha una traduzione migliore per Dust Bunnies) e la Wicca elfica (Elven Witchcraft o Draconian Pictish), con ispirazioni tratte dai romanzi di Tolkien.

Nel 1973, dopo aver diffuso la Wicca gardneriana negli Stati Uniti, Raymond Buckland fonda una tradizione a sé, la Seax o Saxon Wicca (Wicca sassone), epurata dalle influenze celtiche di cui si sarebbero caratterizzate via via le principali tradizioni gardneriana e alexandriana.

Morgan McFarland è la fondatrice invece, sempre negli USA, della Dianic Wicca, dove la Dea assume un ruolo decisamente centrale nel culto e nelle preghiere e in cui convergeranno molte componenti del movimento femminista. Altra tradizione (a dire il vero tra le più “antiche” risalendo al 1968) è quella che fa capo alla cosiddetta School of Wicca fondata da Gavin e Yvonne Frost e alla quale si ispira oggi la maggioranza delle coven statunitensi; non si considerano pagani ma una sorta di monoteisti poiché credono nell’esistenza di un solo principio né maschile né femminile, immanente e trascendente, assolutamente inconoscibile; gli dèi e le dee venerati nei culti sarebbero solo “idoli” ovvero immagini per identificare di volta in volta una manifestazione della divinità unica.

I nuovi movimenti religiosi, fluidi, adattabili, sincretici, virali, risolvono in sé, per le loro proprie qualità, la possibilità di creare un luogo, una “bolla” dove sia concesso a ciascuno di abbracciare qualsiasi credo, anche contemporaneamente. Così i seguaci della Trinitarian Wicca si dichiarano “mesopagani” dediti a una stregoneria teista e cristocentrica che supera la necessità di rappresentazione del divino, mentre la Dea che incarna il principio femminile attinge i suoi modelli non da Diana o Ecate, Iside o Ishtar, ma dalla mistica ebraica, dai vangeli gnostici e in genere dai testi elaborati in quel milieu tra il V sec. aev e il IV ev.

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Nota al testo. Questo articolo è la rielaborazione di parte di un mio contributo (altro sarà pubblicato sul blog) presente in Sette sataniche e occultismo a cura di Cecilia Gatto Trocchi, Newton & Compton, 2005; libro che, a dispetto del titolo scandalistico voluto dalla casa editrice per motivi commerciali, contiene brevi saggi di giovani e volenterosi ricercatori sui cosiddetti nuovi movimenti religiosi, dagli ordini iniziatici al misticismo orientale, dal satanismo (non poteva mancare) alla neostregoneria e neopaganesimo.

Riferimenti e links. Internet è una piattaforma privilegiata per la visibilità e la condivisione di materiale tra i gruppi e i singoli praticanti. Su Sacred Texts si trova un archivio corposo di “Books of Shadowscontenenti spiegazioni, consigli e tecniche della Wicca in modo che ciascuno, anche da solo, possa comprenderla e praticarla. Tra le fonti utilizzate in questi paragrafi: S. Berlingò (a cura di), Il fattore religioso tra vecchie e nuove tensioni, Giappichelli, Torino 1997; M. Guarnaccia (a cura di), Neopaganesimo, Stampa Alternativa, Roma 199; Rangoni L., Il paganesimo, Xenia, Milano 2005; H. Mynne, La via delle fate, Sperlink & Kupfer, Milano 1996.

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