È antica leggenda che Herne il cacciatore, un tempo guardiacaccia nella selva della tenuta di Windsor, quand’è inverno, sulla mezzanotte, con due enormi corna in testa, si aggira intorno a una quercia. La sua apparizione fa disseccare le piante, porta infermità al bestiame e tramuta in sangue il latte delle vacche. Camminando, il fantasma trascina una catena con fragore tetro e orrendo...
La prima testimonianza letteraria su Herne e le sue spettrali apparizioni è offerta da Shakespeare in The Merry Wives of Windsor, ma la sua leggenda corre indietro al XIV secolo quando regnava Riccardo II, predecessore di Enrico IV.
Di lui sappiamo che amava il suo lavoro e si riteneva fortunato a poter svolgere una mansione che gli piaceva. Conosceva profondamente, per istinto ed esperienza, ogni angolo delle foreste che circondavano il castello: alto e robusto come una quercia, aggraziato e bello come la luce del sole screziata attraverso le foglie, nessuno sapeva intagliare il legno come lui. Il re lo teneva in altissimo pregio e i suoi servigi gli erano molto preziosi.
La morte eroica e la sorte ultraterrena
Selve infestate
Onorevoli corna
Herne the Hunter in The book of English folk tales (Internet Archive) |
Questo personaggio mitizzato, in realtà, deve molto a Cernunnos, dio celtico della caccia e dei luoghi selvatici, associato al mondo sotterraneo e alla fertilità cui spesso si accompagnano i simboli della quercia e del cervo.
Il suo nome compare per la prima volta su un altare romano-gallico trovato nel sito di Notre Dame a Parigi, dove è raffigurato con le fattezze di un uomo barbuto con orecchie umane e intricate ramificazioni sul capo – Cerne, “cornuto”, e Unnos, “uno”, stante per “il Cornuto”.
La sua raffigurazione più celebre è sul cosiddetto Calderone di Gundestrup, una coppa d’argento del II sec. aev rinvenuta presso un sito celtico in Danimarca. Così, sebbene non se ne abbiano testimonianze certe, è probabile che, prima che i Romani sbarcassero su quelle coste, anche in Gran Bretagna esistessero templi e altari dedicati a Cernunnos.
La cavalcata delle anime perdute
Ci sono altri elementi che convergono nella formazione di Herne e della leggenda inglese che lo accompagna. Il nome, per esempio, richiama un epiteto di Odino, il dio sciamano del paganesimo nordico, nel suo ruolo di guida delle schiere di anime che percorrono furiosamente il cielo come una tempesta – Herian, “il capo della moltitudine”, un tema comune in molte parti d’Europa.Tempi duri per Herne il cacciatore
Nell’aprile 2016 Mr. Andrew Cleghorn, ex muratore 52enne di Cardrona, Scozia, aveva presentato una richiesta allo Scottish Borders Council per l’innalzamento di una statua e di un altare per le offerte a Herne the Hunter; il progetto, che si sarebbe dovuto realizzare all’interno di un terreno di sua proprietà, comprendeva anche la costruzione di un pozzo sacro e di un edificio a due piani per ospitare una rara varietà di pollame. Il Consiglio ha alla fine emesso parere contrario, a causa dell’impatto visivo dell’intera opera all’interno della Tweed Valley, un’area paesaggistica di speciale rilievo (“The Southern Reporter”).
La notizia è stata riportata anche dal locale “The Scotsman” con toni affatto derisori: «Un pagano perde la sua battaglia», titola, e all’interno si accenna alla vicinanza di una chiesa tra i motivi del rifiuto («his tribute to Herne the Hunter might upset neighbours, including a nearby church»).
«Ogni idea è stata respinta dall’ufficio Pianificazione senza considerare la validità o meno del proposito», replica la difesa in seguito all’appello dell’uomo, che sarebbe stato perseguitato (persecuted) per le sue idee religiose. Si definisce guidato dagli dei pagani della terra («guided by the pagan earth gods») e a loro avrebbe desiderato dedicare uno spazio speciale per il culto privato e la meditazione.
#alberi
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