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Note sul vodou in Haiti

Il vodou è una cura per la mente, l’anima e il corpo. L’anima è ciò che siamo, controlla ogni cosa, le nostre azioni e il nostro intelletto: sono parole di Max Beouvoir, Ati (massima carica sacerdotale), ex biochimico e “ambasciatore” del vodou haitiano nel mondo, scomparso nel 2015 a Port-a-Prince. Non chiamatela superstizione, e neanche magia nera. Le bamboline e i morti che ritornano sono parte di una religione complessa che prevede un profondo rapporto con le divinità. Al di là di mistificazioni cinematografiche e pregiudizi moraleggianti, il vodou è una questione molto seria, strettamente identificato con la storia della nazione, dalla schiavitù alla lotta per l’indipendenza dal dominio coloniale francese.

Una preghiera a Bondye, il creatore supremo, Northern Plateau, Haiti © Anthony Karen (www.anthonykaren.com), usata con il gentile permesso dell’autore.

Per cogliere il frutto, bisogna partire dalla radice

Riguardo alla scomparsa di Beouvoir, il presidente Michel Martelly ha commentato in un tweet: “una grande perdita per il Paese”. Grazie alla sua riconosciuta cortesia e a un costante impegno, Beouvoir dagli anni Settanta a oggi ha contribuito a dissipare parte di quella fama sinistra e spaventosa che l’opinione comune spesso associa a questo culto; aiutò l’antropologo canadese Wade Davis nelle sue ricerche di campo, riportate nel celebre saggio Il serpente e l’arcobaleno del 1986 (The Serpent and the Rainbow, che qualcuno ricorderà come titolo di un horror firmato Wes Craven).

Il vodou ad Haiti ha una diffusione ampia e trasversale: è una tradizione seguita e praticata da oltre il 70% di una popolazione che le statistiche stimano appartenere per circa l’80% alle varie denominazioni cristiane. Tuttora visto con sfavore dalle élites e dagli ambienti conservatori cattolici e protestanti, il vodou è stato riconosciuto ufficialmente come religione nel 2003.

Religione creola

Il vodou  come altre religioni afroamericane e afroaraibiche (Candomblé, Umbanda, Quimbanda brasiliani, Santeria cubana), ha le sue radici in Africa e risale al tempo delle deportazioni in massa di schiavi, forza lavoro a costo zero. Gli Stati Uniti meridionali (Carolina del Sud, Mississippi, Louisiana ecc.) ricaddero sotto il controllo inglese, mentre le immense terre del Centro e Sud America furono spartite tra spagnoli e portoghesi – la bolla pontificia Inter coetera di Alessandro VI Borgia emessa nel 1493 delineava un confine arbitrario, 100 leghe a ovest dell’isola di Capoverde, tra i possedimenti che sarebbero spettati alla Spagna e al Portogallo, risolvendone così la contesa. Il Brasile andò al Portogallo, Cuba alla Spagna, mentre Haiti ricadde sotto l’Impero coloniale francese.

Il vodou haitiano ha le sue radici nelle etnie africane di lingua Fon (Benin e Africa occidentale, ex Regno di Dahomey) e in parte nelle tradizioni indigene dell’isola (etnia Taino), oltre che in quelle magico-religiose occidentali.

In esso si mischiano elementi differenti in un sincretismo dal risultato specifico: a questo proposito, lo distinguiamo dal  diffuso in alcune zone degli Stati Uniti meridionali (in particolare New Orleans), chiamato anche hoodoo, noto grazie alla leggendaria Marie Laveau e le cui origini sono da ricercare piuttosto nell’Africa centrale (Congo). Il vodou di New Orleans è meno tradizionalista” di quello haitiano, e ammette la creazione di nuovi spiriti (persone che in vita hanno rivestito un ruolo importante e dopo la morte assurgono al rango di divinità e come tali ricevono un culto).

Un ruolo importante nella storia del paese

Nel 1791 il primo focolaio della Rivoluzione haitiana contro il regime colonialista francese partì proprio dai gruppi dediti al vodou. Si racconta che un operatore di nome Boukman condusse una cerimonia in cui scese lo spirito di Erzulie Dantor (secondo altre fonti Ogoun, il lwa, loa, guerriero), che dopo aver ricevuto l’offerta di un maiale nero incitò il popolo a lottare per la libertà, ottenuta nel 1804. In seguito fu proclamata la prima repubblica nera della storia.

Il vodou tuttavia subì nel corso della storia molte limitazioni, sia da parte delle religioni dominanti (cattolica e protestante) sia da parte del potere politico (il regime di Duvalier), che determinò l’emigrazione (e di conseguenza la diffusione del vodou) in molte zone di Stati Uniti e Canada. Dalla metà degli anni Settanta a oggi, grazie anche a personalità come Max Beauvoir, assistiamo al riemergere del culto, soprattutto in nome della difesa della specificità culturale haitiana.

I loa al tuo fianco

Nel vodou si crede in esseri extraumani (lwaloa) che agiscono nel mondo reale per un vantaggio materiale dell’individuo, e il modo in cui queste entità si manifestano è la possessione. Esiste un “dio supremo” e creatore chiamato Bondje (dal francese Bon Dieu), ormai lontano e disinteressato al mondo; i fedeli quindi si appellano a degli spiriti, detti “santi” o “angeli”, chiamati loa. 

I loa sono divisi in 21 “nazioni” e in innumerevoli “famiglie” che determinano il loro “cognome”: Erzulie Dantor ed Erzulie Freda, ad esempio, sono due loa diversi appartenenti alla stessa famiglia. Ogni individuo è devoto a uno o più loa, ai quali deve un tributo particolare a seconda del carattere e delle attitudini dello spirito, che si dice “possiede la sua testa” o “monta”. I loa si dividono in due rami: i Rada (di origine africana, più mansueti) e i Petro (spiriti di derivazione indigena, dal temperamento più burrascoso, che richiedono molte attenzioni da parte dei fedeli).

Gli operatori rituali sono chiamati mambo (donne) e hougan (uomini). Le loro funzioni sono di guarigione, interpretazione di sogni e predizione del futuro, preparazione di incantesimi e pozioni di ogni sorta.

Tra i numerosissimi loa ricordiamo:

Papa Legba Atibon (famiglia Rada): come l’Exu brasiliano, è colui che mette in comunicazione i due mondi, è il messaggero, il traduttore tra i due linguaggi, nessun loa si manifesta senza il suo permesso. Poiché detiene la chiave del mondo spirituale è stato spesso sincretizzato con San Pietro. È raffigurato come un amabile vecchietto che fuma una piccola pipa (gradirà quindi offerte di tabacco) e porta del cibo nella sua tasca. 

Kalfu (Carrefour): è il corrispettivo Petro di Papa Legba, presiede gli incroci e gli spiriti malvagi della notte. Bisogna “maneggiarlo” con estrema cura perché consente anche il passaggio della “cattiva fortuna”: quando Carrefour “monta” tutti i partecipanti rispettano un rigoroso silenzio, per non innervosire gli spiriti negativi che possono scendere insieme a lui. È gran maestro di stregoneria, ma non si tratta di una magia incontrollata: al contrario, è noto per essere estremamente razionale e, fosse per lui, il mondo sarebbe un posto migliore.

I Ghedé (della famiglia Petro) sono gli spiriti dei defunti che presiedono alla morte e alla fertilità. Amano bere rum con semi di peperoncino habanero (riconosciuta come la cultivar più piccante). Baron Samdi è il più importante: immaginato come un uomo di bell’aspetto e lo sguardo diretto e affilato, indossa abiti neri, una bombetta e occhiali scuri e il suo simbolo è una croce sopra una tomba. È il padrone dei cimiteri ed è lui che guida il passaggio dalla vita alla morte, ma è anche legato alla sfera erotica; si dice che quando “monta” un bianco si prenda gioco del senso di pudore occidentale, ridicolizzandolo ed esponendolo a situazioni imbarazzanti e facendogli pronunciare frasi oscene, mentre con la sua danza mima l’atto sessuale. Per questo è anche un clown, le sue manifestazioni possono essere molto divertenti ma non sottovalutatelo, perché le sue risposte sono molto serie. Ghedé/Baron Samdi è anche protettore dei bambini perché non gli piace vederli morire. A lui ci si rivolge in caso di malattia, per sapere cioè se una persona è destinata a morire o no. Per questo è, nell’ambivalenza tipica di questi esseri sovrumani, oltre che il loa a cui ci si rivolge per operazioni di magia nera, anche il patrono delle guarigioni. Baron garantisce il disfacimento fisico del cadavere (la putrefazione), impedendo cioè che i morti possano essere trasformati in zombi, sui quali comanda.

Damballah è tra i loa più famosi e popolari. Ha le caratteristiche di un padre benevolo, di scarsa capacità comunicativa (si manifesta con fischi piuttosto che con parole, per questo è rappresentato spesso come un serpente, ma il suo messaggio è sempre di rassicurante ottimismo), forse perché ritenuto tra i loa più vecchi e infatti viene sincretizzato spesso con Mosè. Gradisce offerte di uova, gestisce la pioggia (è per questo associato all’arcobaleno) ed è lui che ‘chiama’ nuovi fedeli al culto.

Ogoun è il loa guerriero, di derivazione tipicamente africana (Dahomey), trionfante e potente, nel duplice aspetto di militare e diplomatico. La sua possessione è spesso violenta, fa bagnare le mani del posseduto nel rum fiammante senza tuttavia provocare dolore. Ha una spada o più spesso un machete come arma.

Anche Erzulie è tra i loa più famosi. È rappresentata come una donna matura dalla pelle luminosa, le piacciono le cose belle e costose, i gioielli, i profumi, lo champagne, i vestiti di seta, i fiori freschi. Conferisce la capacità di creare concetti astratti e opere d’arte, dà sogni e ispirazioni. La prima cosa che fa quando si manifesta attraverso la possessione è concedersi una accurata toilette. Ama gli uomini e spesso li imbarazza con le sue attenzioni, è sposata con tre loa (infatti indossa tre abiti da sposa) e “flirta” con molti altri. Tuttavia, poiché è sensibile al mondo umano e alle sue sofferenze, le sue manifestazioni finiscono spesso in lacrime e i presenti la consolano con bevande e cibi delicati. È vergine: non in senso fisico ma trascendente, il suo amore trasporta verso le più alte sfere dello spirito, per questo la sua sensualità è diversa e opposta a quella di Baron Samdi. 

I valori del vodou abbracciano l’idea del rispetto, della pace e dell’onore – per gli spiriti, per la famiglia, e in primo luogo per se stessi. Viene promossa la generosità, soprattutto verso i poveri. La comunità e il suo senso di appartenenza sono i pilastri centrali: non esistono praticanti singoli, non è una religione “fai da te”. Gli spiriti aiutano chiunque, senza discriminazioni, ma una volta che si instaura un rapporto con uno o più loa (che si venga iniziati o meno) seguendo le direttive di un hougan o una mambo, non lo si può più abbandonare.

Al vodou viene spesso criticata una sorta di fatalismo che è lontano dall’idea, a noi più familiare, di libero arbitrio e responsabilità personale: nel vodou tutto avviene per volontà dei loa, e qualsiasi cambiamento si voglia apportare alla propria vita bisogna che passi attraverso il loro permesso – una guarigione, l’ottenimento di un lavoro, denaro, amore.

Un destino più spaventoso della morte

Nella cultura tradizionale haitiana si ritiene possibile che un morto possa “risvegliarsi” e tornare in vita, sebbene in una condizione mentale obnubilata e assente.

Questo processo si chiama zombificazione (il termine è di origine centrafricana e rimanda all’idea di fantasma, ma anche di dio) ed è praticata da un operatore rituale specializzato, chiamato bokor, attraverso l’utilizzo di una “polvere magica”.

Storie di zombi risalgono almeno a inizio secolo, soprattutto nei grandi latifondi in cui si dice venissero schiavizzati e sfruttati per la loro capacità di non percepire dolore o stanchezza e di muoversi rapidamente.

Una volta “zombificati”, gli individui sono sotto l’assoluto controllo mentale del bokor che li ha creati. È una sorte triste e spaventosa, e molto temuta.

È molto difficile accertare la “realtà” di questi fenomeni, di cui esistono precise testimonianze mediche: nel 1962 la morte di Clairvius Narcisse fu dichiarata dallo staff medico di un ospedale haitiano, salvo il fatto che 18 anni dopo “tornò” (la sua identità fu accertata), raccontando di essere fuggito dalla condizione di zombi.

Fattori non verificabili

Tuttavia, nessun tentativo di esame farmacologico della misteriosa polvere magica ha dato risultati soddisfacenti: si è creduto di essere sulla buona strada con la scoperta di una tossina dagli effetti psicoattivi che si ricava dal pesce palla, effettivamente prodotta in certi periodi dell’anno e i cui effetti sono simili a quelli descritti nel folklore haitiano.

Tuttavia, fosse anche questo l’ingrediente segreto, non sarebbe l’unico. Poiché il bokor non ricava le polveri da una formula esatta, sarebbe impossibile produrre una pozione ogni volta efficace dal momento che la tossina del pesce palla, in dosi troppo esigue, non produce alcun effetto, e viceversa in quantità eccessiva provoca la morte definitiva.

Il fattore x del fenomeno è la stessa cultura haitiana: la pozione funziona (e gli zombi esistono) perché questo è ritenuto possibile (sulla questione dei poteri magici cfr. Alcune riflessioni sul magismo moderno).

Sarebbe da chiarire, a questo punto, perché si ricorre a una pratica così crudele che priva la vittima di qualsiasi volontà: per motivi personali, per esercitare il potere, per vendetta. L’ipotesi di ottenere manodopera gratuita da impiegare nei latifondi non convince gli studiosi, perché ad Haiti il costo di un lavoratore non supera il dollaro al giorno; si è cercata una spiegazione nella presenza di società segrete (Bizango) nate ai tempi della schiavitù: gli schiavi che riuscivano a fuggire si nascondevano nelle zone interne e montuose del paese e avrebbero dato vita a queste comunità, che a causa della loro segretezza si reggevano su ferree regole e la zombificazione sarebbe stata la punizione contro chi le violava, esponendo gli altri al pericolo di essere trovati.  

(Bob Corbett, Webster University; L.P. Mars, The Story of Zombi in Haiti, in “Man: a record on anthropological science”, vol XLV, 1945. Sull’argomento cfr. Alfred Metraux, Voodoo in Haiti, 1959.)

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