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Mostri e prodigi dell’India nella Cosmografia di Münster

Sebastian Münster (1488-1552) è stato cartografo e cosmografo ebreo. La sua Cosmografia del 1544 è la prima descrizione del mondo in lingua tedesca e un’opera basilare per il pensiero geografico europeo del XVI secolo, che ha esercitato una grande influenza per oltre duecento anni. Il trattato ebbe una considerevole fortuna e fu uno tra i libri più letti del tempo: tra la data di prima pubblicazione e il 1628 si sono susseguite circa 40 edizioni. Il materiale raccolto da Münster è di tre tipi: fonti letterarie, manoscritti con descrizioni delle campagne e dei villaggi, e infine l’esperienza dei suoi viaggi, principalmente in Alsazia, Svizzera e Germania sud-occidentale. 

Il grifone, foglio 1070

L’opera contiene non solo le mappe più recenti di molte tra le più grandi città, ma include anche una quantità enciclopedica di dettagli sul mondo più e meno conosciuto; oltre alle famose mappe, il testo è cosparso di narrazioni visionarie, dense ed energiche, su principi e re di terre lontane, usi e costumi, flora e fauna, e anche mostri, prodigi, orrori. Le immagini sono tratte da una delle prime edizioni della Cosmografia stampata a Basilea nel 1552: cfr. Cosmographia (1544) by Sebastian Münster, una pagina curata da M. W. Pritchett, Columbia University, Department of Middle Eastern, South Asian, and African Studies.

Münster e l’India

Il libro V è dedicato all’Asia (De terris Asiae maioris) e particolarmente all’India. La fonte è chiaramente riconducibile alla Geografia di Strabone (XV). Vi vengono descritti l’impero mongolo (Imperatorum Tartarorum), l’India, la Cina, conosciuta come Cathay secondo la tradizione europea medievale che fa riferimento al Milione di Marco Polo. Si citano il mongolo Gengis Khan e i suoi figli, e altri governanti mongoli tra cui Kublai Khan, Temur e Timur (Tamerlano). Si passano poi in rassegna le strade, le unità di lunghezza, le risorse, gli Indorum mores e il sistema delle caste (Septem ordines Indorum), con delle illustrazioni che raffigurano i nativi, gli strumenti e gli animali usati nei lavori dei campi tra cui gli elefanti per arare.

foglio 1069

Il foglio 1068 riporta la descrizione di una serie di animali, raffigurati nell’atto di riposarsi insieme in un luogo calmo e idilliaco come in un pacifico ritratto di famiglia, tra cui si scorge anche un unicorno. Poi segue la descrizione degli elefanti e di altri animali mostruosi come i draghi, secondo le ben attestate definizioni di Plinio. Il seguente foglio prosegue con la storia della lotta tra draghi ed elefanti, ripetendo ancora una volta la leggenda riportata da Plinio dei coccodrilli descritti come draghi. Tra gli altri nemici degli elefanti il cartografo elenca altri animali spaventosi come scorpioni giganti e lunghi e orribili serpenti. Si ha poi una breve descrizione dei grifoni, creature con il corpo di leone, la testa e le ali di un’aquila, il dorso coperto da piume ed enormi artigli. Il loro comportamento è simile a quello degli uccelli, costruiscono nidi e depongono uova d’agata.

Gruppo di animali, foglio 1068

Incredibilmente potenti, i grifoni dell’India e della Battriana secondo Münster erano invincibili: nessun animale poteva combatterli, tranne leoni ed elefanti. I fogli seguenti (1071 e 1072) sono dedicati alla storia di Bucefalo, il leggendario destriero di Alessandro Magno con il quale il condottiero cavalcò migliaia di chilometri vincendo innumerevoli battaglie e conquistando un impero immenso. Quando il cavallo morì in età avanzata, a 30 anni, il re lo onorò dei più solenni funerali dedicandogli anche una città (Bucephala).

I fogli 1073 e 1074 descrivono i paesaggi e gli animali incontrati dalle truppe macedoni in marcia verso l’Asia alla conquista della Scizia e dell’India. Vi si menzionano ippopotami, elefanti, orsi, tigri, leoni e le illustrazioni riportano un cavallo sellato, due aragoste giganti, un altro cavallo con dentatura enorme e due serpenti crestati a tre teste, con corpi simili a donnole. Alessandro lasciò la Battriana nell’estate del 327 con un esercito di 120.000 uomini, secondo le stime di Plutarco, forte e riorganizzato sotto il suo comando. La spedizione era composta anche da truppe ausiliarie e altri servizi, venditori su cammelli, intrattenitori, donne e bambini. Riattraversato l’Hindu Kush, si separarono chi a sud, con i bagagli e la cavalleria, chi attraverso le colline a nord, compreso lui stesso, verso l’assedio.

I serpenti a due teste, foglio 1074

Il foglio 1075 contiene altre descrizioni di animali incontrati dai macedoni durante il viaggio, e include un commento su Bacco ed Ercole e una xilografia di Bacco che beve vino. L’inarrestabile invasione macedone prosegue lungo le valli del Kunar ai piedi dell’Hymalaia dove gli Assaceni opposero una strenua resistenza, ritirandosi poi nella fortezza rocciosa di Aornus considerata inespugnabile persino da Ercole, caduta sotto l’attacco di Alessandro nel 326. Viene poi descritta la più grande battaglia combattuta dal macedone in India, presso il fiume Hydaspes nel luglio del 326 contro il raja Poros e il suo temibile esercito di 34.000 uomini e 200 elefanti. Il foglio 1080 continua la descrizione di animali e creature dell’India tra cui gli Ittiofagi (mangiatori di pesci), che vivono sulle rive del Gange. Essi sono descritti anche da Plinio: al ritirarsi della marea raccolgono il pesce e lo mettono sulle rocce ad asciugare al sole; poi i pesci vengono arrostiti e lavorati in una sorta di torta e di nuovo esposti al sole.

Gli ittiofagi, foglio 1080

Quindi segue la descrizione degli animali mostruosi “al di là del Gange” (Asia sud-orientale), confine oltre il quale si riteneva stendersi una terra popolata da creature terribili e fantastiche. Di nuovo seguendo Plinio, il nostro cosmografo enumera alcune di queste specie come i Ciclopi, giganti con un occhio solo, i Blemmi, esseri senza testa con il viso sul petto, gli Sciopodi, con una gamba sola ma velocissimi e un piede enorme che usavano per ripararsi dalla pioggia, e, tra i più conosciuti, i Cinocefali, con la testa di cane e il corpo di uomo, che vivevano nelle caverne, indossavano pelli di animali, usavano archi e giavellotti e abbaiavano per comunicare. Si accenna anche ai Pigmei, creature dalle lunghe orecchie pendenti fino a terra (un inventario dettagliato di questi esseri è disponibile in Nurember Chronicle, 1493).

Alcune specie di mostri, foglio 1080

La descrizione dei Pigmei prosegue nel foglio 1081: vivono nelle montagne ai confini estremi dell’India, dove costruiscono capanne di fango mescolato a piume e gusci d’uovo; usano le asce per la mietitura del grano, ma in maniera piuttosto grossolana, cavalcano montoni e capre per combattere contro i nemici, in particolare gli stormi di gru della steppa russa da cui sono soliti essere attaccati. Il foglio 1082 parla delle leggendarie formiche minatrici, grandi come volpi e velocissime, che estraggono l’oro dalle ricche miniere che si stendono sotto un altipiano nelle montagne orientali. Il foglio successivo descrive le straordinarie miniere di diamanti del Gujarat, quindi nel foglio 1084 si parla del regno di Narsinga, nell’India meridionale, descrivendone la città principale, Calicut, famosa per la tessitura del cotone e vero punto di riferimento per i commercianti arabi, che vi si stabilirono fin dal VII secolo. Vasco da Gama la raggiunse nel 1498 e i portoghesi vi costruirono una città commerciale fortificata nel 1511, abbandonata appena una decade più tardi. Tra le città si nomina Canonor (Cannanore), centro portuale sul Mar Arabico nello stato del Kerala settentrionale dove fino al XIII secolo si svolgevano importanti traffici con la Persia e l’Arabia.

Figura demoniaca, foglio 1087

I fogli 1087 e 1088 sono dedicati agli usi e credenze dei popoli dell’India. Vi viene raffigurato un dio-demone venerato a Calicut chiamato Deumo e descritto anche dallo scrittore e viaggiatore bolognese Ludovico de Varthema nel 1503: sul suo capo poggia una corona simile a quella papale, ma con l’aggiunta di quattro corna; ha una enorme bocca aperta con quattro denti mostruosi, il naso orrendamente deformato, gli occhi cupi che si abbassano sotto uno sguardo minaccioso, le mani storte composte da artigli come grossi ganci di carne e piedi simili a quelli di un gallo, formando nel complesso una visione assai sgradevole. Nel 1574 un’edizione londinese raccoglie alcune di queste descrizioni stravaganti nella Cosmografia di Münster e include il seguente passaggio:
il loro re [di Calicut] è dedito all’adorazione di demoni e ha l’immagine di questo diavolo [Deumo] nella sua cappella, seduto con un diadema sulla testa simile ai vescovi di Roma, ma la sua corona ha quattro corna ed egli mostra una bocca mordace, naso deformato, occhi tristi e terribili.
Il foglio 1088 illustra una scena da una festa rituale della regione dell’Indo nota come “oscillazione al gancio”.

Un cosmografo (1600)

Alcune edizioni illustrate della Cosmografia possono essere consultate su Internet Archive.

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