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Mito e poesia in un manoscritto thailandese dell’‘800

Un manoscritto thailandese della seconda metà del XIX secolo illustra temi mitologici e leggendari ad accompagnare un poema che racconta la perdita della donna amata e l’inconsolabile lutto dell’autore. Tra le creature rappresentate c’è Kinnara, amante e musicista celestiale, metà uomo e metà cavallo (India) o uccello (Sud-Est asiatico); la sua controparte femminile, Kinnarī, è raffigurata con la testa, il busto e le braccia di donna e le ali, la coda e gli arti inferiori di un cigno; è nota per la sua bellezza e la grazia nel canto, nella poesia e nella danza e abita con il suo sposo sul mitico Himavanta, a 3700-4600 metri sull’Himalaya centrale, dove gli dèi si riuniscono per tenere consiglio.

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Gli amanti inseparabili

Di loro dice il poema epico Mahabharata: “siamo gli eterni amanti, non ci separiamo mai, siamo per sempre marito e moglie. Non diventeremo mai madre e padre, nessuna progenie nascerà dal nostro grembo. Non è permesso che nessuna creatura venga a cercare affetto tra di noi, la nostra vita è un perpetuo piacere”.

Questi esseri mitologici sembrano essere molto antichi: hanno profonde radici nella mitologia indiana e sono ampiamente rappresentati nell’arte dell’India e dell’Asia centrale. In Myanmar (Birmania) gli Shun, etnia che vive nelle regioni orientali del Paese, eseguono le danze tradizionali in onore di Kinnari durante lo svolgimento di celebrazioni religiose. Presso di loro, la devozione ai due amanti dalle sembianze d’uccello è attestata fin dal V sec. dC.

Kinnari, aponsi (metà donne e metà leoni) e asparas (esseri alati) sono motivi ornamentali molto comuni nell’arte pittorica buddhista centro-sud asiatica; secondo il Rajatarangini (poema sanscrito del XII sec. dC), i due amanti sono nati dall’ombra di Brahma.

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Il manoscritto ha 13 illustrazioni ed è consultabile e scaricabile qui e qui | Altri riferimenti: D.P. Saklani, Ancient Communities of the Himalaya

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